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Superò la mente e il suo pensare
la mano tua,e corse al ferro.
Sull'uomo ignaro,con altri vestimenti,
con l'odio del terrore,t'avventasti.
Egli s'avvide,e si voltò,
a mani nude, contro le tue armate,
a contrastar la bestia tua.
Piombo rendesti il tuo su di lui corpo,
che pur s'oppose a rallentar la lama avversa.
Occhi negli occhi fissi,odio su odio,
terror contro terrore.
Lo specchio suo fu anche tuo specchio,
mentre cedeva al mortale abbraccio,
la mente ormai protesa
a rimirar la via del lungo passo.
Sentisti.
Sentisti bene,allor,tra l'ossa sue
il lento penetrar dell'arma.
Di punta.
E poi di piatta lama
a reclamar la vita,in fondo,
fendendo in due la martoriata carne.
Disteso su di lui,esausto amante,
appiccicato a lui come la tua camicia a te,
pregna di quello,
pietà t'avvolse,mentre l'umano tuo
cacciava via la belva infame.
Oh! Padre dei padri!
Perchè tant'odio tra fratelli,
d'altre madri,sì,ma pur fratelli umani
costretti al rango d'animali
e a lordar col sangue la persona?
Ma il parlar di quello,muto e vermiglio,
risposte più non diede,nè mai consiglio. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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