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Quando la penserai
chiudendo un po' i tuoi occhi,
e ti rivedrai a lei insieme
coi graffi sui ginocchi,
ingoierai quel groppo
che ti stringe la gola
per non piangere troppo
balbettando parola...
Io, io ti vorrei vicina
per darti le mie braccia,
accarezzarti il viso
e poi guardarti in faccia.
E dirti, senza parlare
che io, lo porterei con me
il tuo dolore immane,
strappandolo al tuo cuore.
Però, non si può fare
e poi, non sarebbe giusto,
perché a te, di tua madre
ti resta solo questo.
Mamma Dò,
per te il suo cuore
e tu per lei occhi belli,
in casa era una guerra
e un tirarsi per capelli...
Mamma Dò
sapeva
che tu eri tremenda,
però su ci passava
perché, bimba stupenda.
Mamma Dò
era stanca
ma adesso lei ti manca.
Mamma Dò
si arrabbiava
perché non si studiava.
Mamma Dò
l'immaginava
che tu sotto il vestito
avevi i panni giusti
per il tuo ballo di rito.
E quante discussioni
per vincere un principio,
e scontro tra generazioni
passate al microscopio.
E poi, all'improvviso
paura sul tuo viso...
Mamma, lascia che io ti tocchi
prima di chiudere gli occhi...
Mamma dentro fai male,
maledettamente,
Mamma adesso mi manchi,
disperatamente.
Ora, che pagheresti ora,
daresti la tua vita,
per averla un'ora sola
e per dirle: ... t'ho capita.
Io mamma, adesso t'ho capita...
E se chiudi i tuoi occhi
e torni un po' bambina:
"i graffi sui ginocchi...
e, mamma a te vicina..." | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Versi semplici, a tratti quasi filastrocca, per ricordare in modo semplice e come se a ricordare fossero bambini, una mamma che non c'è più.» |
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