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| Passaron gli anni
e d'Aglenos il cieco
non si seppe più nulla,
il vecchio saggio abbandonò Candur
per morir sereno nelle valli dell'oblio
dopo la venuta d'Anàsteros
e della sua scienza
ch'effimera l'anima bruciava
rimase or cenere e vento
ché immobili, seppur in movimento
- di parole mortali -
ahimé, restavan al cospetto
Anàsteros amareggiato,
emancipò la sua figura traslucida
abbandonando le umane spoglie d'Aglonos
e nel librar del volo
corruppe i cieli rasentando
degli spazi le follie
si rallegrava ora,
del sol che bruciava,
della morbida biancura
avvolta tra le nubi
e in quegl'attimi beatificanti,
seppur sereni,
nel cuor sempre più opaco
fece presa la pietà provata,
al ricordo del vecchio Magio.
Che con triste fardello,
vetusto,
solitudine vivea
cercando la scintilla
nel suo petto
- stilla - generatrice d'universi
ed arcano prepuzio dei tempi
ed il suo urlo
di pietà celeste colmo
irruppe come monito
sulle terre spergiure
''Povero Aglenos
quale sciocca illusione,
quale caparbia e genuina bontà,
che in animo tuo
cercavi speranza
per l'umana ascesa,
e dai mondi hai preso congedo
con cuore infranto
pazzo e solo,
- solo muore ora Aglenos il cieco -
poiché di verità cercando spiri,
e nell'ascoltar cotanta luce
bruci i tuoi sospiri''
*
Si placò la sua rabbia
e tanto fu
dal sovrappensiero colto
che superò,
nel suo volo incelestito,
i limiti terreni
e scese, poggiando
le bianche caviglie
sulle lagune dei tempi
luogo arcano,
dove tempo, terra
e spazio mescolati
risuonavano.
Non vi era senso alcuno
- dei colori e dei suoi cicli -
e tanti erano i volti
che passavan veloci,
attraverso gl'occhi del divo,
defunti, nascenti
e voci non ancora esistenti
che presto, colpì la sua attenzione
un volto e una voce fra tutte,
suadente ed elevata
soprassedeva come su un trono
il suo vibrar distinto
che d'amore turchese
risuonava in ogni dove,
di pietà infinita avvolgeva
e le misere vibrazioni
sosteneva
*
S'avvicinò Anàsteros,
accordando le sue bianche
auree vibrate
ed udì dunque
la voce,
che d'umana carne
si tingeva,
seppur distinta e divina
Anàsteros sorprendeva
e gli rivolse le braccia
delle sue ali ora prive;
lo accolse,
come un padre con il figlio
e disse:
'' chi sei tu?
Soave voce senza tempo
che di candore sei pregna
che di amore sostieni
le colonne carnali
senza odio,
né invidia,
né collera sono i tuoi canti.
chi sei?
che ami senza veli
senza pretese alcuna
e come figli abbracci
le umane sventure ''
la voce, senz'incertezza alcuna
si sollevò dalle acque della laguna
e parlò:
'' son colei che vai cercando
dal tempo dei tuoi natali
di pietà son forgiata
e son voce veritiera
sono spada dei profeti
ed umana condottiera
cerco e dono, ma non brandisco
né di sangue mi scalfisco
son l'umano amore
inappetente nutro il sincero
e dell'onesto faccio eroe''
Ribollì il sangue d'Anàsteros
alle parole tanto aspettate,
forse giunto era il momento
non più sogno o triste lamento
''Oh, accendi nel petto mio luce,
di speranze,
seppur fievoli,
con le tue parole.
Che non sia vana la fiducia mia!
Or dimmi, ti prego,
illuminata vibrazione,
qual è dunque la tua ragione?''
e d'incanti si trasformò la laguna
che d'oro e di latte fresco eran i ruscelli
e le genti, felici d'immenso rifulgevano
in questa splendida visione
si rialzò velata di seta
ancor la voce splendente
'' Questo è il dono ch'io porto,
d'immemore ciclica prova
ogni anima desto,
ma l'umano male
reitera il suo da fare
e come sordi i poveri cuori
sepolti restan negli squallori.
Più volte,
osservato ho di alcuni l'ardimento
ma ahimé, delle moltitudini infine
ho tastato solo tradimento
e di lacrime e sangue
perisco in ogni stagione
senza profitto rimane
povera, ogni mia azione''
fu così che s'eclissò
nel suo etereo splendore,
con l'ultima parola
che d'eco sofferta
travolse ed uccise l'amore.
Si rimise in volo Anàsteros,
nel suo viaggio senza fine,
ed ormai certo d'esser solo
fece scivolare una stilla
dai suoi occhi millenari
e fu la quinta lacrima di Anàsteros |
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EnzoL |
09/04/2012 19:49 | 2201 |
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«Quinta fiaba
Anàsteros: dal Greco classico 'privo di stelle'
Agonos: dal Greco classico 'non nato'
Aglenos: dal Greco classico 'privo di pupilla'
Disincanto trattato: il tradimento, la persecuzione ai portatori di verità» |
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