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Le #parole nelle poesie
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Una storia

Riflessioni
Chissà se può essere una poesia ?

Quando la potenza fatale del Tempo oscurò il sole
si accesero le luci artificiali dell’Oggettività
quella misurabile e che ti misura,
quella che si deve vivere.
E io mi trovai da solo
inseguito dal lamento continuo e ragionevole della Paura.
E fu allora che decisi
di chiedere cittadinanza allo Stato di Coscienza Collettivo.
Mi presentai alla frontiera e rivendicai il diritto
di varcare il confine.
Accettai volontariamente di portare la Maschera dell’Oggettività,
documento di Identità indispensabile, per vivere, nel Territorio di quello Stato.
Mi sistemai abbastanza bene, convinto che era il luogo Giusto.
Feci quello che dovevo fare, misurai quello che dovevo misurare.
La somma algebrica della mia Vita non mi dava un risultato totalmente negativo :
avevo una casa, avevo qualche affetto garantito e avevo anche un discreto lavoro.
C’era un governo in quello Stato di Coscienza Collettivo, ma non c’erano mai state elezioni.
Il governo tramandava semplicemente gli insegnamenti plurisecolari
del Libro Sacro dell’ Oggettività.
Il Libro insegnava una sola Vita, reale e possibile.
Fissava Regole certe e oggettive.
Regole per combattere la Paura,
Regole per controllare la Rabbia,
Regole per compensare la Tristezza,
Regole piene di Giusto e di Sbagliato,
Regole piene di Vittoria e di Sconfitta,
Regole piene di Colpe e di Colpevoli,
Regole piene di Cause e di Effetti.
Tutti pensavano secondo gli insegnamenti del Libro.
Tutti si relazionavano secondo gli insegnamenti del Libro.
Tutti vivevano secondo gli insegnamenti del Libro.
Ogni tanto qualcuno si ribellava.
Stava male e non accettava la propria sofferenza.
E si scagliava contro gli altri.
Rivendicava il Giusto contro lo Sbagliato,
assegnava Colpe e accusava Colpevoli,
cercava la sua Vittoria.
Ma non rifiutava le Regole del Libro.
Voleva semplicemente, dentro lo Stato di Coscienza Collettivo,
ribaltare la situazione a suo vantaggio, non trasformarla.
La sua Rabbia era dominata dalla Paura.
Quello Stato di Coscienza Collettivo
accettava solo la Sottomissione o la Ribellione,
non era prevista la sua messa in discussione.
Avrebbe provocato automaticamente la perdita della cittadinanza.
Rischiare di essere cacciati da quello Stato ?
Non avere più un confine e rischiare l’agorafobia nello spazio aperto della Vita?
No, grazie !
Nessuna Ragione o Valutazione poteva riuscire
a sedurre la Risposta limpida e rassicurante dell’Oggettività.
“Certo”, pensava il Ribelle, “
in questo Stato di Coscienza Collettivo non si sta tanto bene,
ma se gli altri si comportassero come dico io,
si potrebbe stare meglio.”
Questo insegnava,
e aveva insegnato nei secoli,
il Libro Sacro dell’Oggettività.
Poi un giorno, cominciai a sentire le parole chiare e intense del mio Corpo.
Mi raccontavano storie di inquietudine,
di giorni senza respiro,
di vuoto implacabile,
di paura del silenzio.
E decisi, quasi per caso, di affidarmi,
ad una Piccola Nuova Libertà.
Mi tolsi la Maschera, di nascosto, nel cortile di casa mia.
Mentre ero senza Maschera, vidi immediatamente una cosa
che non avevo mai notato prima.
Tutte le case di quello Stato di Coscienza Collettivo
avevano le finestre da un solo lato,
rivolte verso la stessa direzione.
Dall’interno di ogni casa non si vedevano gli altri tre lati del mondo.
Mi sentivo molto strano, senza Maschera.
Ero attraversato da una morbida energia, che non riuscivo a definire.
Come frammenti luminosi di emozioni,
che aprivano lo spazio alla mia creatività
e volevano esplodere nel mondo cercando la loro vitalità.
Mi rimisi la Maschera e tutto questo svanì.
Ma mi erano piaciute quelle sensazioni.
E cominciai a togliere spesso la Maschera,
sempre di nascosto, per pochi minuti ogni volta.
Sapevo che era assolutamente vietato.
Ma non mi importava, perché iniziavo a capire e sentire una differenza.
Quando ero senza Maschera, il mio corpo mi dava informazioni nuove.
E questa differenza faceva la differenza.
La mia Piccola Nuova Libertà arricchiva il mio mondo.
In quei momenti, sentivo il sole accarezzare il mio viso,
vedevo colori che non avevo mai visto così nitidi,
ascoltavo il suono del vento passare tra gli alberi della mia strada.
Era un Presente meraviglioso, che valeva la pena vivere.
E tutto scompariva quando mi rimettevo la Maschera.
E un giorno, mentre ero senza Maschera,
mi capitò di ascoltare di nascosto un uomo e una donna, che litigavano :
di Giusto e di Sbagliato, di Dolore provocato, di Gioia non data.
Avevo sempre considerato normali queste situazioni.
Le persone, impoverite dall’Oggettività,
erano molto raramente serene e soddisfatte.
Se erano sole, non sopportavano la Solitudine,
e se erano in contatto con altre persone, si agitavano e combattevano.
In quello Stato di Coscienza Collettivo,
la Solitudine era considerata un buco nero da riempire
e nelle relazioni erano permesse solo la Competizione e la Discussione,
non la Cooperazione e il Dialogo.
Ma questa volta, senza Maschera,
il tono delle loro voci infastidiva le mie orecchie,
il buio dei loro occhi annullava il mio sguardo,
il movimento scomposto delle loro mani era ridicolo.
Sentivo che quelle persone erano disperate
e tentavano di dare un Senso e una Causa alla loro Sofferenza.
Si lanciavano Rabbia e Rancore,
si attaccavano e si difendevano,
si accusavano e si giustificavano.
Non riuscivano a vedere quello che vedevo adesso io,
in quei momenti di Piccola Nuova Libertà.
Consegnavano la loro immagine, in ginocchio, davanti all’altare del loro Io
e non sentivano la puzza di quell’imbroglio.
Il Potere di dare Sofferenza non era nell’altra persona,
era nel Potere del Libro Sacro dell’Oggettività.
E loro alimentavano il Potere del Libro,
riconoscendo e applicando i suoi insegnamenti.
Era quel gioco perverso,
quel gioco circolare senza qualità e senza orizzonte,
che produceva la loro Sofferenza.
Quando rimisi la Maschera,
rientrai pienamente nell’Oggettività
e ricominciai, come sempre, a valutare la Discussione,
ragionando sul Torto e sulla Ragione.
Ma quei momenti mi rimasero dentro.
Avevo scoperto e vissuto il fascino della Nuova Possibilità.
E dopo qualche tempo, mi presi un’altra Piccola Nuova Libertà.
Lasciai andare il mio comportamento, così come veniva,
scansando l’Immagine di vittima sacrificale che proiettava il mio Io.
E quello che poteva accadere, accadde.
Alzai le spalle, allargai il respiro, e quel giorno non mi fermai, davanti a casa mia.
Continuai a camminare verso la frontiera.
Arrivai fino al confine dello Stato di Coscienza Collettivo.
Non c’erano controlli in uscita, non erano previsti.
Era solo il Consenso l’unica barriera che impediva di uscire da quello Stato.
Superai il confine e immediatamente fu tutto chiaro.
Divenni pienamente consapevole,
di essere responsabile al cento per cento della mia vita.
E la potenza dell’Oggettività si sgretolò nella mia mente.
Misi a fuoco lo sguardo, verso l’ Alto, e vidi delle case sulla collina.
Decisi di andare in quella direzione e cominciai la salita.
Il sentiero era ripido e c’era molto cammino da fare.
Quando arrivai a quel gruppo di case la prima cosa che mi accolse fu il cartello :
“Benvenuti nel Nuovo Stato di Coscienza“.
Superai il cartello e mi fermai in un prato.
Da quel punto elevato avevo una visione aperta, allargata,
che abbracciava più Stati di Coscienza.
C’erano molti gruppi di case sparse per le colline.
Nel gruppo di case dove io ero arrivato le finestre erano su due lati,
e quelle più grandi erano nel lato dal quale si poteva vedere, laggiù, oltre le colline, il mare.
Quello che sapevo è che volevo stare senza Maschera.
Non rimpiangevo quel Tempo, pieno di Rumori, Immagini, Sensazioni,
come patinate offerte speciali dell’Oggettività,
per garantire l’Illusione,
della mia Esistenza.
Intanto, piano piano, si faceva sera.
Mi inoltrai sereno nel suo Nuovo Stato di Coscienza.
La mia mente giocava con le Emozioni, disegnando figure mai viste.
E in quel momento accadde la magia.
Guardai negli occhi il passato, presi per mano il Presente e trovai il Futuro.
Fu come illuminare, in un attimo, gli angoli più nascosti della mia vita.
Dipendeva solo da me, ora, inventare il mio destino.
Mi alzai in piedi.
Ascoltai il mio corpo accarezzato dal vento.
Sorrisi complice dentro di me .
E cominciai a camminare.
Cantando.
Verso altre libertà.

Perché in fondo non è molto importante,
che cosa accade,
in quella vita,
dove tutto può accadere.
Potamos 10/01/2007 20:46 1| 684

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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