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Quando nell’ore profonde di Notte,
quando nell’ombre di Luna fantasma;
quando nel sogno che geme, che spasma
odo e rimembro la molle canzon;
quando la luce di tepida lampa
volge a dormire smorzando la forza;
quando romanza quel canto la smorza
nenia melliflua d’antica passion;
quando la lagrima cade sul viso,
quando ‘l riposo solingo non godo;
quando mi giaccio non sento… non odo
che un sol singulto che piomba sul cor.
Ahi qual romanza!... Un sogno, un sorriso…
solo l’impronta d’eterno dolor.
Un vento
di mesti violini, nostalgici trilli.
Un mare
di flauti frementi che imitano i grilli.
Un corno
dall’eco nascosto che spezza le selve.
Un riso
di trombe celate nel cor delle belve.
Un grido
di donna che canta di sogni e d’Amor.
Una mano
di povera dama che piange da nave.
Una seta
di terso straccetto di pianto, di bave.
Una goccia
di nobile lutto che spreme l’ignoto.
Una voce
di morbido seno che lagrima immoto.
Una spina
di rosa ai suoi piedi, reliquia e dolor.
Salpa
la nave crudele che nuota lontano.
Piange
quel ciglio donnesco sull’umile mano.
Grida
dell’onde sublimi la viscida giostra.
Urla
la dama gemente che al fato si prostra.
Strilla
la stiva che affonda… la spera che muor.
Io sognai!... Io stetti
indarno in quest’aule
di marmo. Sospetti
di sogni che temo….
Temo l’oblò nautico
di Notte… di Luna.
Addio! Mi proclama
la muta laguna.
Una donna che fugge…
che sen’esce dal sogno,
agitando il fazzoletto
dell’ultima lagrima.
Ed io, sognando,
ho perduto l’usanza
di vivere….
Vivere! Vivere! Vivere!...
Mi debbo invece far sazio
d’un foulard agitato al vento,
mentre nel sogno, o tormento,
la figlioletta di Boemia
mi canta la sua romanza.
La Notte è piena…. Vuota la stanza.
Il sogno d’Amore
è solo
l’impronta
dell’ultimo
duol. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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