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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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«Anche se di tempo ne è passato tanto (nove lustri!) da quando vedevo quelle ragazze, rileggendo il commento ricevuto credo di avere ragione nell'essere con esso in (parziale) disaccordo. Il gentile commentatore insinuava che quelle ragazzette erano delle prostitute. Non credo che questa fosse la verità. La zona dei "Banchi Nuovi" di Napoli (tra i quartieri San Giuseppe e Porto), nei pressi dell'Università, era allora abitata da ceti molto popolari, che vivevano spesso di espedienti e che si lasciavano facilmente guidare, acriticamente, dalle mode imperanti. Mary Quant, a Londra, aveva da poco lanciato la minigonna che, mentre nei quartieri bene della città e in provincia conobbe un uso moderato, nei quartieri popolari arrivò facilmente all'esagerazione, accorciando sempre più la sua già esigua lunghezza ("Sono più moderna di te, ragazza bene! " e "Mia figlia è più guardata delle figlie dei borghesi! ", erano forse i pensieri di quelle ragazze e delle loro madri) . Quelle signorine, di quattordici, quindici o sedici anni erano le discendenti delle "lazzare" di uno o due secoli prima, e saranno ora, probabilmente, trasferitesi nell'hinterland, le nonne di certe bambine di scuola elementare che vengono a volte, a quanto pare, spronate a vestirsi e ad atteggiarsi come se fossero delle diciottenni...» |
Inserita il 09/05/2016 |
Ricordo ancora quelle minigonne
vertiginose delle ragazzine
sbucate da traverse assai vicine
a dove aveva sede l’"Orientale" .
E c’era da passar la notte insonne
con quello che mostravan le bambine,
pur se cresciute, poco signorine,
più simili a progenie d’animale.
E sbucavano anche delle donne
più grandi, che con strane mossettine
selvatiche segnavano il confine
tra loro e chi aveva altro ideale. |
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«L’Università di Napoli in cui studiavo nei primi anni Settanta era circondata da vicoletti del centro storico (la Neapolis greca), in cui l’erotismo è sempre stato quasi ferino, molto più esplicito di quello della Napoli - bene e molto più sfacciato di quello della provincia. Il titolo della poesia deriva da una frase del toscano Renato Fucini, che alla fine dell’Ottocento scriveva: "Abbondano poi nelle giovinette vestiari alla ‘Belle Hélène’ (...) dentro i quali l’occhio del curioso ha libero accesso" (R . Fucini, "Napoli a occhio nudo", ed. Avagliano, 2004, pag. 73) .» |
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