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| Tiepide si dissiparon le luci
ed ormai fu buio pesto
e le alture di Kanaah
vedevano il tramonto
dalle glaciali altezze
del volo d'Anàsteros
Librato s'era in volo il Dio
che vorticava sfiorando brezze gelide
lasciando alle sue spalle
il tempo e lo spazio incontrato
e rimirava Anàsteros
con occhi d'aquila forma
dell'immenso buio l'orma
che si stagliava
- quell'ombra -
dalle foreste pietrificate
fin le pianure di Kaddish
un tempo rigogliose
e glorificate
or sol ceneri brumose
ove ombre rinsecchite
ramificavano in lamenti le terre
ed evolvevano precoci
in luoghi oscuri e feroci
senza nome, senza pace
erano quelle terre
e dove a tratti sorgeva
leggiadra la vita
si chinava tosta la morte
per renderla lesta finita
Continuava così il volo Anàsteros
nel buio senza forma
che presto smiagolò all'orizzonte
e a tratti luce si squamò sul buio derma
ed intravide torri
torri alte e formicolanti
che con movimenti febbrili e costanti
presentaron Boreios la cittadella
e tutti i suoi abitanti
Si fermò Anàsteros,
sulla cima della torre più alta
che le divine forme ben lo celavano
ed agli occhi umani troppo umani
nell'invisibile lo relegavano
ed osservò come incantato
quelle luci ed il vociare
del vicino mercato
e vide madri e figli e nonni
che sorridevano colorati
e dei profumi percepì la bontà
fin ora nascosti dai miasmi incontrati
"Oh, quale moltitudine
quale gioia tra i sorrisi
ricolma quest'uomini
che incorniciano magiche le notti
e distolgono i bui dalla memoria
e dall'ancestrale paura si fan coraggio
come unico corpo costruiscono e si danno agio"
S'incuriosì Anàsteros
che deciso inarcò le sue ali dorate
trasmutando in Agonos d'umana carne
per discendere tra i tanti
mescolandosi nascosto tra gli umani canti
e tra i tanti Egli si mescolò
ripercorrendo ora le vie battute
ed insieme alla moltitudine
Anàsteros s'incamminò
ripercorse con le genti
tutta la cittadella
che d'alabastri e marmi scolpita
- rifulgeva luce Boreios -
e certo di vita non era sopita
quando ad un tratto giunsero
nel grande piazzale
e tutte le genti
s'attorniarono in un urlo corale
ed i profumi d'un tratto svanirono
e l'odore d'acre sangue
le gentili narici d'Anàsteros inondarono
Fu sangue
sangue che raggelava il tempio
sangue d'innocenza asservito
sangue d'umili bambini neonati
che ad un dio senza nome
furon offerti e sgozzati
ed esso raggrumava lento
ed a goccia picchiettava sul piazzale
dove la gente lo accoglieva
in coppe o calici
e poi lo beveva
e delle carni quale scempio fecero
oh, che il minuto cranio
ancor per terra giacea
mentre un fanciullo più agiato
in mezzo alla platea 'sorridea'
Inorridì Anàsteros
e con un gesto della mano
del suo orrore fece furia
fermò all'istante la vita
e di tutti l'allegria
abbandonò d'Agonos le carni
e divino s'innalzò sui cadaveri smunti
tuonando d'ira i cieli s'avviliron tutti
"Oh, città vile
che serpeggi lussureggiante
con i tuoi vicoli lucenti
e i tuoi marmi sembravan puri
come i tuoi fregi
immonde ora son le tue piazze
le tue strade e le tue genti tutte
e ciò che sembrava unito
disgiunto s'è ai miei occhi
dove
d'atroce fine
il debole soccombe
e dell'innocenza ti cibi Boreios
nella speranza d'ingrassare i giorni futuri
povera,
povera e vile l'umana volontà
che d'umane doglie or perisce
senza dimostrare pietà"
si placò Anàsteros
ed ormai certo di esser solo
fece scivolare una lacrima
dalle guance bianche
e fu la terza lacrima di Anàsteros |
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EnzoL |
11/02/2012 17:26 | 2107 |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
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«terza fiaba
Anàsteros: dal Greco classico 'privo di stelle'
Agonos: dal Greco classico 'non nato'
Boreios: dal Greco classico 'del vento del nord'
Disincanto rappresentato: la disparità, la sopraffazione, le diverse misure, la totale mancanza di empatia e di pietà» |
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