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 | E ssosì hannu decisu
de cambiallu lestu e prestu,
è zompatu a l’improvisu
lu governo co’ lo restu.
Munti Munti Munti Munti,
tutti gghiamanu ‘ssu nome,
vò aremette bbe’ li cunti,
mancu issu lo sa come.
Stregne e tira senza pènne
da le parti ‘e Berlusconi,
e sse move senz’offenne
li Berzani e li Veltroni.
Però ancora n’ ha capitu,
che partiti e partitelli,
quanno se ne sarà itu,
caccerannu li cortelli,
perché mo stann’abbozza’
che ci manca la cuccagna,
m’arepigghierannu a ffa’,
più de prima magna magna.
Mentre che li cammionisti
‘nzemi co’ li tassinari,
e de ppiù li farmacisti
avvocati e benzinari,
diciu che mo so’ poracci,
e non ponnu fa più spese,
diciu pure “li mortacci…”
n’ arivemo a ffine de mese.
E allora minu male,
mo lu popolo è serinu,
è arivatu Carnevale,
se v’ a ttarallucci e vvinu.
Ci accontentanu co’ pocu,
chi commanna ci lo sa,
spero che, Dio ci dia locu,
che li pozzin’ammazza’. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «La filastrocca è scritta in dialetto tiburtino, parlato dagli abitanti di Tivoli (antica Tibur). L'autore fotografa la quotidianità di questo periodo e scrive che, i politici hanno deciso di sostituire subito il governo, ed è arrivato il sig. Monti, che forse non ha tanto le idee chiare, o forse le ha molto chiare, perché cerca di stare in equilibrio tra la destra e la sinistra. La filastrocca continua elencando alcune categorie di cittadini che iniziano a capire cosa significa non arrivare a fine mese. Ma poi ecco Carnevale, il popolo si diverte, e tutto finisce a tarallucci e vino.» |
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