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Come bimba vispa e curiosa
che non sappia a freno tenere
morboso istinto di sapere
tu chiedi della mia vita
e se a una meta il cuore vada.
Ebbene fattati insistente
dissetati pure alla mia fonte
ma se di acre essenza
sarà ripiena la coppa
bada tutta tua verrà la colpa
se le labbra vi hai voluto portare!
Resa scabra dal calpestio degli anni
è la mia vita e spianata non potrà tornare.
Raggiunto da ceneri d’astri
un tempo lustri di ideali
or di tristezza vedo colorarsi
i miei cieli di silenzi;
appena un avanzo di speranza
mi rimane e questo già mi basta.
Sbucherà un mattino senza nubi
scoprirò il fondo soleggiato di un bosco
dalle cui foglie avanzerà
un effuso stormire che al petto darà pace;
per un attimo dimenticherò
il distacco che mi aspetta, il buffo destino
che fardello resta alle mie spalle.
Vivrò attese di tremori umani
martelleranno flutti la marina
e nelle solitudini che ci afferrano
ne udrò il rimbombo grandioso;
fisserò sull’orizzonte il sole
che nasce e muore come l’amore;
mi carezzeranno fiocchi
e petali erranti al respirare del vento.
Un raddolcito indugio,
non so se dalla sorte mi sarà concesso:
gioco forza, impietrito un dì
dovrò poi… mettermi in viaggio.
In sordina, oggi o domani,
me ne andrò senza voltarmi
come chi persuaso dagli accadimenti
sa, da tempo immemorabile,
che indietro giammai si torna;
fronda di ramo secco su cresta d’onda
mi lascerò condurre alla foce.
Verranno tempi di memorie,
in una certezza di luce ch’io
da poco affetto oscurato non ebbi mai
da te sarò ricordato,
per essere stato solo me stesso
e non blabla da altri… inventato. | |
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