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| «Non nascondo di essere contento dell'elevato numero di letture (per i miei standard abituali) di questa poesia, non tanto per me stesso quanto per Vinicius. Fa piacere constatare che, a più di trent'anni dalla sua morte, ci sia ancora tanta gente che ricorda il poeta cantante. Ecco, a differenza di altri grandi artisti da me pure tanto amati, come De André, Brassens, ecc., cantautori che hanno scritto versi poetici, Vinicius era un vero poeta, che si dilettava a cantare.» |
| Inserita il 17/03/2012 |
Apparivi ogni tanto sugli schermi
della televisione, quella vera,
di quell’Italia dove ancora c’era
desiderio d’avere punti fermi.
E, nonostante l’alcool che bevevi,
il tuo messaggio era assai mirato,
ai giovani rivolto, pilotato
da quel grande carisma che tu avevi.
Amico di Ungaretti, dei poeti
sulla carta ed in musica, di strada,
preparavi al Brasile nuova strada,
quella di tempi prosperi e più quieti.
Conoscevi i misteri dell’amore,
i pericoli insieme alla bellezza,
e spesso li legavi alla tristezza,
con abili disegni di parole.
Alla chitarra il fido tuo Toquinho
accompagnava la tua voce incerta,
quella di un uomo con la mente aperta,
che perle liberava da uno scrigno.
Senza di te, poeta, una gran parte
del buon gusto dei giovani di allora
si sarebbe perduta, mentre è ancora
presente nel ricordo di quell’arte. | 
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| «Al grande Vinicius de Moraes (1913 - 1980)» |
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