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Io sono La Rabbia Covata - incarnata
i venti anni che lacrimano dal cielo saette di mercurio
e zolfo per l'orrore degli Uomini
nel crogiolo dell'eterna dipartita.
Sono la frenesia che aleggia nel miglio gramo,
mi agito la notte nelle ombre:
serpentina libero i cuori gelosi,
la bocca dell'uomo teme e beve
da quei fiotti di sangue impuro:
la sua forza.
- mordo alla giugulare molle delle famiglie
il ventre degli orfani
rendo la pietà ridicola, la solitudine amica:
invocando persino una morte sensuale!
Io Rabbia non mento,
con la sincerità dei feti
l'incontinenza degli steli molli
ardo nella voglia di esplodere - calore attraversa i palpiti
corpi, membra... riduce a brandelli la coscienza;
lascio che la pietra ricopra carne e petto,
creo scudi crepitanti contro ogni affetto
e maschero le donne rare di superbia;
mi nutro delle incomprensioni e le paure che tuttavia allevio
col vigore degli oppressi alla ribalta!
l'energia della violenza - primitiva
nella mia indolenza privata:
sono Premeditata e a me
vengono inviate Preghiere ogni sole e ogni luna.
L'umanità dovrebbe ereggere le mie piramidi d'ebano.
Ah! Se io lasciassi sopravvivere i miei figli nervosi
che in Me Briuciano veloci
avvampando come le foglie che sono,
quando i loro "poteri" a me ritornano
con i pentimenti dei colpevoli.
Sono la Fiamma che arde vermiglia
e di cui Aneli le gravi ustioni...
Non v'è pace sulla terra o in cielo per i cuori
poiché li placherò solo a orgia compiuta.
Sono il fratello incestuoso dell'Amore
dalle nostre notti di scandalo nacque coi capelli di bruma
la dolce Vendetta.
Gli sputi e i giuramenti vani, con il tradimento
la brama ricacciata come un rigurgito dall'inferno
che mi ha creata - Aleggio sui campi di battaglia
tutti mi vedono come un abbaglio feroce:
Compimento.
Le schiere: gli aurighi col veleno nero,
gli arpioni che smuovon la pelle e la ripicca;
bramo il lamento fatale del nemico
amo lo strazio e lo scempio
di quel Banchetto finale. |
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«Dipinto di Simona Rei - Rabbia» |
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