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Red di EnzoL(8 poesie)
Copertina |
| in quale dissapore
porto le parole verso gli albori
raccapriccianti piccoli mostri
che s'affacciano furiosi dalle labbra di carne
e sfolgorano luce adamantina
sui tetti dell'inusuale ombra della mia coscienza
che ripercorrono nel rumore scartavetrato
in pareti pressoché non traversabili
graffi dell'umana percezione
e che piangono ferite lanciandosi
nei vuoti orchestrati dalla fulgida mente
pazza, pazza reminiscenza ch'esplora
letti freddi e pareti congelate
in coperte che non placano i tremori dello spirito
che raggomitolano piccoli corpi
nella speranza di passati esausti
e che sprigionano bombe sulle algebriche espressioni sociali
raccogliendo cocci verso strade lampionate da timori
e di violenze karmaindebitanti dove racimolo vite di dolore da scontare
travolgendo disincanti e terapie d'eroina
nei vicoli stellari delle città del nulla
cortometrando paesaggi inesistenti
sulle strade lastricate di sogni inarrivabili
dove?
dove posso idolatrare me stesso nel completo compiacimento degli angeli stradali?
dove posso rifugiare la pochezza rimasta della mia docile essenza fatta di carta carbonizzata?
dove posso illustrare veramente le mie paure mentre squadro lune esplodere dalle finestre?
oh piccolo angelo ferito
che vagabondi tizzoni d'esperienza facendo tuoi sorrisi altrui
senza pace e senza amore rinneghi solo esistenza nelle speranze ramificate
tra natali pasque e alberi illuminati
ignobile stirpe appiattita, nuda, rosicchiante monete agli angoli della fanciullezza
per masticare pane allucinazioni in compagnia di ombre trascendentali
umani scherni che acquattati in coperte Caritas lasciavano scatole vuote la sera e vuote erano al mattino
mentre facevan code per ricevere grazia dal sonno liberatore
freddo e celeste rumore
nei passi concitati delle marionette marmorizzate
che abbagliavano sguardi sui letti asfaltati
in placide velature d'onniscienza innevata di falso
sopra grumi caramellati e sepolti da una coltre d'odio
e che poi nei mattini agitavano braccia all'apertura degli asili
consegnando pacchi di carne a macellai vestiti da maestri
terrore
vano sentenziare testimonianza diversa
d'impercettibile mole nascosta
o punta di piramide scarnificata ai vertici
appoggiata su palafitte di scheletri tremanti
doloranti
come posso?
cosciente testimone di questa umana sorte
non abbracciare a pieno petto isole illusorie
non raccontare fandonie da piccolo giullare mezzo sangue
che protrae l'esistenza tra i molari del fato
chiedendosi dove sia possibile intersecare una nota stonata
come posso?
chiudere gli occhi e pensare lenzuola di seta
quando il mio corpo è abituato a vedute di lana caprina
tra scopate con termosifoni umani nel candore di notti battezzate
e cosce di giada imperlate d'aurora suburbana in cantine basso locate
come posso?
non esaltare l'allucinazione di liberi voli sopra cieli di nubi porpora
anche adesso che annego nel falso e che sbarbo m'incravatto alla fiera del giusto
dove lacrimante sorseggio tonica incamiciata battendo qwerty insanguinate
mentre osservo luci morire al di là di grigie trappole di cristallo in variopinti zoo metropolitani
come posso?
ora, che infine trapasso spirali camminando viali
che nella arsura della mia fame costringo vite su braci d'idrogeno
sperando di non strappare sensibili vesti alle cosce delle anime
per poi ritrovarmi solo, incarnato in una maschera di rabbia che non m'appartiene
oh no, non posso...
e della gioia effimera che rasento le follie
disperdendo meandri di smog su crani elevati
implorando, silenti salti tra metropolitane di disarmante verità
nella più completa ed insignificante rinascita
come vuoto riempiente vuoto
e che in alterate forme disincanta le ragioni
dimostrando di fatto l'orrore che si cela isterico, pazzo
dietro occhi di terracotta ciechi
e che di torsione distrofica fanno retaggio
imbrigliando ali tra scampoli impomatati d'amianto
lugubri schiavi che sorteggiano apparenze
per poi negare la nefanda pochezza all'ombra di se stessi
che fuoriescono da una porta per aprirne un'altra uguale
in un continuo girovagare d'innocenti finzioni
nelle finestre che fotocopiano scorci di passati presenti
e s'interrompono crepitando nella notte
immolando angeli nell'arsure del consumismo
cellophane, cellophane riveste pelle che non esiste
ingiallendo pareti devote ed adolescenziali slanci cotonati da lustrini
per intristirsi infine nella vecchiaia ingrigendo perle
gemme che un tempo hanno brillato respirando a pieni polmoni buio...
ed ora
ora che esploro reconditi e che m'infrango funesto
supplico speranza strisciando il ventre sopra buchi senza forma
pregando supplizi per destare il sereno
piccole luci, piccoli templi, piccole braccia che afferro per non precipitare
piccoli sorrisi che corrono, piccoli passi che non controllo
in un continuo susseguirsi di docili esplosioni di sorpresa
oh, mia fanciulla delizia
grato a te d'ogni tuo secondo, grato a te d'ogni tua crescita, grato a te d'ogni sorriso
che nell'innocenza più pulita mi hai donato
delicati cigni sepolti che immortalano il mio vissuto
e che lo rendono degno della sua comparsa terrena |
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EnzoL |
27/11/2011 18:27 | 6259 |
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