Io non son figlio,
e questa terra non mi è madre.
Di un sorriso, che il cuore inganna, si è vestita.
Invano sogno di esser cigno, di migrare
dal gelido inverno della mia anima
a terre assolate, lontane.
Forte di desiderio, guido gli occhi
nel profuso silenzio di queste immense stelle.
Come fari nella notte accendono il confine
che acqua e cielo, unisce e separa da questo cuore
intriso di nostalgia.
Nuovi orizzonti ora s’aprono al mio cospetto e tu,
che dell’ultimo bacio donato, rimani il solo ricordo
a me più caro, come vapore ti dissolvi nell’aria,
diventi nuvola e dal vento ti lasci portare via.
Io non son figlio,
e questa terra non mi è madre.
Lungo la costa atlantica rincorro il mio sogno.
Ma i ricordi riaffiorano, soffocando nel pianto nostalgico,
l’ultima fievole speranza di sentire i tuoi sapori,
il tuo profumo.
Disperso nell’ansia del rimorso,
un’ultima timida lacrima ne segue un’altra,
lungo questa falesia di roccia bianca.
Io sono figlio di una terra a me lontana,
che profuma di zagara e di mare.
Come ali aperte, son pronte ora le mie braccia,
a liberarmi in volo.
E adesso che ti vedo, cullandomi nel vento,
con la gioia nel cuore io ...
son pronto a volare!