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”Erano bravi ragazzi i compagni,
non gridavano
né di stanchezza né di sete né di gelo,
erano come gli alberi e le onde
che ricevono
vento e pioggia
ricevono notte e sole... ”
Anch'io ho sudato sul remo
con gli occhi bassi
respirando in cadenza
insieme ai compagni
per giorni e giorni.
Cercando la mia isola al sole
ho colmato i vuoti del cuore
e della mente
ho incrociato la morte
ho imparato a ridere alla vita.
Oggi me ne vado
sulla mia barca
da sola
i compagni sono rimasti.
Non so ancora dov'è la mia isola
forse si trova più a Nord
al di là della conoscenza e dell'arte
oltre le cognizioni scientifiche
è l'Essenza della vita
come l'abbraccio in quel mattino di marzo
il sorriso che ti dà forza
la complicità
le risa
l'ora di pranzo
le penne rosse e nere.
No, Saferis,
io non dimenticherò mai i compagni
che non gridavano
né di stanchezza
né di fame
né di gelo.
Ero con loro
e con loro ho sudato sul remo
sfidando me stessa
con gli occhi bassi
respirando in cadenza.
Ma il mio viaggio non è finito
comincia adesso
e continuerà verso altri lidi. | |
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Fede |
29/11/2006 09:04 | 657 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Anni fa lavoravo in ospedale. Eravamo una grande squadra, di amici più che di colleghi. Il nostro primario teneva in studio incorniciata una nostra foto di gruppo con la poesia di Saferis ”GLI ARGONAUTI”, esempio di affiatamento contro le difficoltà che noi medici giovani dovevamo seguire.
Quando, per una grossa ingiustizia, persi il concorso, decisi di lasciare l'ospedale. Fu un distacco molto doloroso che non riuscii ad esprimere a parole per paura di piangere.Così scrissi queste righe e le lesciai sulla scrivania del mio primario come commiato.» |
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