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«Anni '80. Una poesia che riflette, come Naviganti ed altre di quel periodo, lo stile delle mie letture dei nostri poeti del '900. Ungaretti in primis che amo in maniera viscerale e che sento quanto mai vicino al mio sentire. Ho sempre sentito la presenza di un termine finito a condizionare la mia vita. Questo sentire a volte mi ha bloccato a volte è stato uno sprone. Quì descrivo la condizione di precarietà della vita che assomiglia ad "un errare muto nel tempo" ed il sentirmi parte di un nulla che sarà per tutte le cose. Esprime un momento di grande crisi con la fede con la quale avrò in seguito sempre un rapporto conflittuale. Al di là di queste considerazioni porto all'attenzione del lettore però una speranza, di trovare ancora un "angolo vivo della mia memoria" in cui pormi nella condizione di spettatore del tempo che passa, accarezzato, come sempre, da una voglia di amore, allora embrionale, che poi sarà in futuro l'unico rimedio per spegnere il senso della morte che attanaglia il cuore.» |
Inserita il 04/02/2012 |
Perso nell'infinito mare
di questo mio silenzio
giaccio come foglia
posata dal vento
dopo la tempesta.
Il mio
è un errare muto
nel tempo.
Forse in un angolo vivo
della mia memoria
v'è rimasto uno scoglio
vorrei potermi sedere lì
a guardare il tempo che passa
a pensare che l'amore più grande
è quello nascosto nel cuore
che non ci sono parole
se non quelle dell'anima mia.
Mi riconosco vittima
di una reazione a catena
che tra l'alternarsi
delle dimensioni del presente
mi trascina
coi miei stessi pensieri
dal mio stesso passato
verso il nulla
che m'integra e mi strugge. |
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