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Fringuello, usignolo benevolo, gioioso
variopinte le tue ali spiegano tele invisibili
- lusso di piume e melodie
scordati dei clacson, le rugginose cavità - tu
caro ai più deboli e forte d'un battito
spiegato al cielo che ti è sempre favorevole;
e fringuello... quanto concedi e quanto illumini!
Dove cali è speranza e chi t'ascolta
- orfani e ubriachi ormai
traggono dalle tue note nostalgie irreparabili
sfociando in pianti e commozione ibrida:
l'assurdo calore della tua visita grava ancora
sui mattini obliqui di quei nostalgici.
La tua figura ormai rara sulle paratie untuose
stolidamente simile alla libertà:
salva e può salvare!
Pietà sembra, e tanta ne concedi gratuita:
a lungo abbiamo atteso siglare un voto quaggiù;
purezza di gioia, lussuria naturale:
renda un po' più teneri i cuori e veloci i passi,
che i tuoi artigli fasulli stringono verbi
d'ogni Dio e d'ogni luce... ah chi ti ha visto esultare! Lo sa
e lo ricorda alla stregua dei caduti più fieri
dei compagni più nobili ormai perduti:
sei ombra di perdono univoco per chi ti ignora;
ma è incoscienza frivola - la tua
fringuello, usignolo accecato dal tuo bene, crogiolato
non capirai nulla e fuggirai alle prime tormente.
Volteggerai altrove nel sole del sud, dai tronchetti
le more e margherite; quando geleranno sparirai
nella tua costanza spinosa - migrando per troppi mesi ad est
tralasciando orde barcollanti
(che siamo ancora noi)
Orfani ed ubriachi...
resta per sempre a conforto dei nostri sensi volubili o
svestiti finalmente della maschera codarda
e variopinta:
di chi infine evaderà comunque
cantilenando solitudine ai suoi figli. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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