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Sognai sull'onde folli
di portentoso mar
imago dolci e molli
che vollero danzar.
Sognai in Notte irrequieta
là, tra gli astri del ciel,
fanciulla bella e lieta
che toglievasi il vel.
Sognai; e m'apparve allora
la bionda Musa mia,
lei che sempre innamora
me e l'intera Poesia.
Oh bel domino azzurro
degli occhi suoi! Fulgor
colmo di miele e burro
d'un sì vegliardo Amor!
Oh marmo liscio e bianco
del volto suo! Alfin
io mi giaccio a quel fianco
unito al suo cammin!
Oh pie rose carnose
del labbro suo! Diran
forse verba amorose,
forse mi baceran!
Sognai in silente manto
di fosche ombre legger
le dolcezze d'un canto
che d'Amor fu forrier.
Sognai in notturna pace,
sonno che mi cullò,
una ridente face
che di dama mi beò.
Sognai la mia donzella,
rivederla potei,
calda come una stella,
giovin come gli Dei.
S'hai da amare! È vero,
per te esalo sospir.
S'hai da amare! L'intero
creato, sì, lo sa dir.
Musa diletta, cara
fiamma di tutto'l cor,
tu dunque... tu se' l'ara
di letizia e di fior.
Dolce seno diletto,
un tempo mi perdè
il docile tuo aspetto,
ora ritorno a te,
e a me ancora tu riedi;
e questo viver mio
di ravvivar concedi
in soave nom d'Iddio.
Fui ingrato, Musa amata,
obliai un dì chi tu sei.
Or che t'ho ritrovata,
mercè, se ti perdei...
mercè v'imploro, o Dei!
Sognai; ma il sogno beato
all'aurora svanì.
Rimasi sconsolato,
il Fato mi ferì. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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