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«J . N . Schifano, scrittore francese di origine italiana (siciliana) dal lato paterno, profondo conoscitore di Napoli e letteralmente innamorato di questa città, ha recentemente pubblicato ("Le coq de Renato Caccioppoli", ed. Gallimard, 2018) un appassionato racconto sul matematico partenopeo, incentrato in particolare su un episodio del 1938, quello in cui Caccioppoli, per protestare contro il regime fascista, aveva portato a passeggio, al guinzaglio, un gallo nel centro di Napoli. Ho trovato il piccolo libro pochi giorni fa, in una libreria "Feltrinelli" di Napoli, e l’ho letto con molto interesse. Con il suo stile baroccheggiante, Schifano, in questo suo libretto non ancora, credo, tradotto in italiano, si sofferma, nelle ultime pagine, sulla probabile principale causa del suicidio del grande matematico nipote di Bakunin: il tradimento, in politica e in amore, doppio tradimento ben rappresentato dal suo amico politico Mario Alicata, non disposto a riconoscere i crimini stalinisti dei comunisti e che in più gli aveva sottratto la moglie, la bella Sara Mancuso.» |
Inserita il 18/03/2019 |
Seguir di matematica il dettato
non era nella Napoli d’allora
(e non lo è neppure in quella d’ora)
percorso vivamente consigliato.
Nella città che vede deformato
ogni numero a scopo personale,
la politica e chi si vuole amare
lasciano in bocca un gusto adulterato.
Chi non si adatta è spesso destinato
ad uscire di senno e poi a sparare
alla sua testa un colpo, ad arrivare
d’operazione a cupo risultato. |
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«Renato Caccioppoli (1904- 1959), napoletano atipico, nipote del famoso rivoluzionario russo Bakunin, fu forse il più importante matematico partenopeo del Novecento; deluso dalla politica di quegli anni e dalla condotta morale della moglie, si tolse la vita, dopo aver dato qualche segno di squilibrio mentale. Ce ne parlava talvolta, alla scuola superiore, colui che era stato suo assistente all’Università (nonché occasionale allievo di Ettore Majorana), il salernitano don Savino Coronato, delle cui lezioni di alta matematica io, sedicenne, capivo ben poco, restandone però affascinato.» |
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