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Lasciamoci, ti prego, stiamo in pace.
Manco pe' gnente - le fa lui e la sfotte -
non sarà mica pe' quattro mignotte
che ho bazzicato, che me metti in croce?!...
E' vero che t'ho dato tante botte,
che me trastullo e nun lavoro mai,
ma se me lasci, dimmi, ma 'n do' vai?
sei come un'ombra che brancola la notte.
Sì, ce lo so sì, che fo' li guai
ma non per questo, dico, stamo in guera,
senza de me la vita è 'na galera
e poi se te dimentico che fai?...
- E lei gli fa: Ricordi quella sera,
quando dicesti: amica mia è fatale
che schiatti ner freddo più glaciale
quello ch'è germogliato in primavera!
Lasciamoci, ascoltami, Pasquale!
Manco pe' gnente, - le fa lui - Pasquetta,
nemmeno c'è bisogno che rifletta,
er sentimento mio per te rimane uguale.
Di questa fede che il mio dito cinge,
sapessi anima mia quanto me cale,
quando la tolgo er dito me fa male
e la luce nell'occhi me se stringe.
Probabilmente - fa lei - è la falange
quella che per caso ti rompesti
quando, per gentilezza, mi menasti
perché portavo il muso della sfinge.
O perché non liquidavo i tuoi protesti
o perché sbagliavo a far la cena,
oppure... perché stavo troppo in pena
per i buffi tuoi che mi accollasti.
Ricordi quando mi buttasti, e con che lena!
dall'uscio di casa, laggiù, in basso?...
precisamente proprio in mezzo al fosso
e la vergogna per tutta la scena?!...
Nemmeno allora tu ti sei commosso,
benché per poco il tonfo non mi ammazzi,
fosti capace solo di strapazzi,
di minacce e ingiurie a più non posso.
Adesso, anche se col cuore a pezzi,
sono felice di starti lontano,
la cena la preparo piano piano
e se tu mi dimentichi... 'sti cazzi! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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