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Orrore! Sònan le triste campane
che della morte nunzian l'ora estrema.
Cantano i neri preti; e l'anatema
si perde nel cielo, nel bruto tònar.
Infamia! La piazza s'empie di sgherri,
di gente crudel che furor non molla.
Le preci perdonsi in codesta folla,
nel crudo diletto di questo gridar.
Mestizia! Singhiozza il popolo oppresso
che nell'ugola strozza l'alte spemi.
Tu misera, tu Francia, allora gemi
il guardo volgendo al tremendo martir.
Miseria! Si schiudono le prigioni,
tombe de' miseri, degli eroi pene.
Discinta... scalza, tra duoli e catene
appare la vittima che deê morir.
Declama l'araldo accuse che ignora,
dichiara la pena, proclama eresia.
Ignoranza de' folli! La malvasia
si cangia repente in urlante furor.
Or sale su' i legni la condannata
che trema perduta in vago deliro.
La legan stretta alla forca. Sospiro
che geme... che tosto denunzia terror.
Miserere, Cielo, di quest'infami
assassini che pregano agli altari.
Miserere di lor che i dolci Lari
tradiscon per viltà, per cieco poter.
S'accende la fiamma. Brilla la pira.
S'alza la Luce che tutto consuma,
la Luce che possente e incauta fuma
la linfa di Vita d'un corpo mortal.
Gridano le fiamme. Lagrima il foco.
Quel ciglio sì beato il cenere piange...
il cenere muto che tosto cange
in polve quel duolo per crudo voler.
Un'alma grida senza più parvenza,
un'alma che duolsi senza più bocca.
Il bronzo funereo molesto rintocca.
La Croce s'alza il supplizio a benedir.
Un alito di vento, aura divina!
Le fiamme si placano. Muore il foco.
Calda polve di lei che visse poco,
fumanti resti d'un insano stridor.
Tra il cenere di quel volto raggiante,
di quel pio seno devoto all'Amore
non è arso... non è consumato il core
che tanto pugnò per donar Libertà.
Domine d'Israello, Signor del mondo,
ella è Giovanna, la serva fedele
che testimoniò il Nome tuo al crudele
corso iniquo della trista Umanità.
Fa' che trascesa ai tuoi lontani Cieli
possa sedere al fianco di tuo Figlio,
Vergine qual Maria, pura qual giglio
Santa per noi; e per Te martire d'Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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