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Cade la culla.
Dormìa un dolce pargolo.
Or vive il Nulla.
Cadon dall'alto
lapidi senza onore.
Crudele assalto!
La Morte vive,
grida... tosto insanguina
codeste rive,
impeto truce
d'una guerra tremenda.
Non più la Luce.
Cruda cecità
che divora l'immenso!
Cara Libertà,
tu giaci spenta
sul sangue de' caduti.
Folle diventa
il nome santo
delle tue membra affrante,
membra che canto
sulle rovine
delle nostre dimore.
Genti meschine!
Su questa terra
s'alzerà sempre un grido
che sclama «Guerra!»
che sempre strugge
l'intero della Vita.
Il sangue mugge
dai nembi aspersi
donde cade il crimine.
Fati diversi:
muor l'innocente,
vive il tiranno... vive,
regna il portente
segno di Morte.
L'orfanella si lagna
di questa sorte;
alzando al Cielo
le spalle senza braccia,
il bianco velo
senza capelli,
prega i suoi carnefici...
prega i ribelli
al Bene d'Iddio
perché possa vivere
di Pace e... d'oblio.
Alza lo sguardo
senza pupille e vista.
Fine in ritardo,
o giovin vita!
Ecco l'acciar: si sgozza,
giace sopita
sotto le bombe
di crudeli signori.
Ignude tombe!
Squilla, Campana!
Il tuo sono è Verità:
la Vita è vana.
Dal minareto
arso, canta una voce.
Forse un divieto,
forse dolore...
Iddio che piange per noi,
perduto Amore.
Mondo dannato!
Un corpo tra macerie.
Chi è? Un neonato. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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