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Raggiorna, è un nuovo mattino
tra strade umettate viali o stazioni
a sciami ci riversa nel mucchio la vita.
Assonnati vispi e intontiti, muti o parlanti
decolliamo verso imperitura fatica;
come ossi di seppia sull'arenile
dagli eventi sballottati saremo;
puntuale e sospingente ritornerà
il ritmo bizzoso dei marosi
delle vicende ad affannare
il difficile respiro del cuore datato.
Senza tregua dal bisogno
e dal tempo rincorsi l'orecchio tenderemo
ad un rifischiettare di speranze
ricucita e rivestita svetterà
l'anima con fede oltre la cortina
delle delusioni che in riga sfilano
all'incedere dell'avvenimento solare.
Ah la vita che si protende più oltre
la volontà rinnovata che ti richiama
il rifarsi dell'illusione che ti sprona
a muovere altri appesantiti passi
tra pervicaci convincimenti!
Adelante baluginii fatui, miraggi
di annunciazione di fughe impossibili!
Non ha punti di appiglio lo scoscendere
se ti rotola nella voragine del finito
non cessa l'emorragia di essere
che al risveglio rispunta e ti dissangua:
spossati si invecchia e ci si ammala
tra risacche e bufere di memorie.
All'insaputa svanisci: nessuno ti vede,
nessuno ti ode; sgorga l'oblio, tra gorghi
ti risucchia e ti inabissa; al tempo
che precipitoso o bradipo si dilunga
avvinto tu cedi e ti abbandoni.
Svilito da miserie, canuto e consunto
paghi, senza rinnovi, l'esoso
debito di rughe inconsapevolmente
contratto con la vita al primo vagito. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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