Mi chiamo Massimo
e faccio il mestierante di rimpianti.
Vivo la vita
spezzandomi in vetri filanti
inchinandomi all'indolenza
del mio tempo che passa...
ho perso tanti amori
per il gusto infantile
del (ri) mettermi in gioco
illudendomi così di viver lesto...
seminato amicizie
lungo vie strette,
siderali,
del destino mai compiuto.
Ho conosciuto il dolore che immobilizza
la gioia che stride coll'ordinario vivere...
il pallore sacro della nascita
l'odore spento,
inutile,
della morte compiacente.
Ho visto Gesù
in tanta facce disperate
i demoni dell'inadempienza
dal volto facile...
incespicato negli squallori del compromesso
sguazzato nella compassione inerme
delle sventure altrui,
cancellando le mie
necessarie e rimpiante.
Rubato speranze donandone fatue
svuotato pienezze inesistenti
lambiccato menti perdute...
il mio è stato lavoro estenuante
uno stato di perenne apprensione,
simbiosi perniciosa...
il mio principio coincide con il termine
il mio perimetro esanime.
...ma è la mia vita,
aspettando il giorno che muore...