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Il mio pensiero si perde
tra sogni apocalittici,
la cabala della mia mente
mi conduce agli estremi dell'incoscienza.
Il mio modo balordo di vivere
sarebbe oscuro se tu non esistessi,
ma solo così posso essere libero.
Il tempo mi sfugge tra le mani
lasciandomi così, nel freddo.
A mani vuote, senza un sorriso,
l'ombra della notte
ricade su di me.
Soltanto Amore chiedo al cielo,
ma tu, per chi vivi nell'ora dell'attesa?
Sono soltanto pensieri scuciti
che mi accompagnano di notte
alla ricerca di cavilli,
sono soltanto idee emollienti,
atti di magia,
finché la corda non si spezza.
Nel mito della vita
ho perso il mio treno,
ma vivo al di fuori della miseria.
Sono un prodotto dell'incoscienza,
sin quando la Luce scende sulla terra.
I misteriosi bagliori della coscienza
sono come riflessi dorati
nella mia vita in corsa sull'asfalto,
cercando di scordare
un amore, ahimè, indelebile,
per una silfide esecrabile,
per una donna pulita dalla frigidità.
L'assurdo è che l'amo,
ma il nostro sarebbe
un accostamento ibrido
ed Imene mai ci vedrà.
Ma la mia forza è nella pazienza,
un sorriso disorientato
ho dipinto sul mio volto,
sono stufo dei miei amori ancestrali.
Chissà quanti anni ho
e non ho mai vissuto.
Ragnatele ricoprono il mio volto
vecchio di secoli
rinchiuso in un forziere.
Sono soltanto pensieri scuciti,
un "boulevard" di idee
in cui scorre veloce la mia mente,
nel gelo della solitudine. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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