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«Ringrazio chi ha commentato la mia poesia e volevo solo dire che non volevo scriverla in endecasillabi per la difficoltà di inserire rime convincenti e visto l'argomento piuttosto delicato, ho preferito la sostanza alla forma sperando comunque di essere risultato piacevole alla lettura.» |
Inserita il 12/05/2011 |
Signori della corte e voi cristiani,
vengo qui nudo a farmi giudicare,
non ho un solo avvocato tra gli umani,
schifato come verme da schiacciare.
Mi inchioda quella decisione atroce
di non decidere di salvare il Cristo
morto inchiodato sopra ad una croce
per delle colpe che nessuno ha visto.
Si, fate bene a scuotere la testa,
il nazareno non fece mai alcun male.
Ero un relitto in mezzo alla tempesta,
uno schizzo nel disegno universale.
Mandai a morire il figlio del Signore,
così era scritto dal voler divino
fatemi discolpare per favore
ero parte del disegno, me tapino!
Lo so soltanto io cosa ho passato
trafitto dal suo sguardo devastante,
l'istante dopo averlo condannato
la mia coscienza urlò in modo straziante.
So che sulla quella croce di dolore
morì l'amore fattosi persona,
per voi io sono il re del disonore
uno che anche chiamarlo uomo, stona.
Vi dico un'ultima cosa e poi mi taccio,
a tutti voi che qui mi giudicate,
io da quel giorno vissi come straccio,
supplizi furono le mie giornate.
Ma voi persone probe, oneste e serie
sapete rendere onore a quella croce?
Gesù morì per le vostre miserie
usando come mezzo la mia voce.
Io son colpevole, lo dice la storia,
Pilato condannò il figlio di Dio
ma non abbiate corta la memoria,
colpevoli siete voi come son io. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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