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♦  Pierfrancesco Roberti  |
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Sento ancora le grida del vecchio
malfermo sulla porta, irato e sordo,
deciso d' impedirti il ritorno a casa.
Sul ripido sentiero rimanesti,
sorpreso, esterrefatto
dall'onda d'odio grande,
un uragano di parole dure.
E tu cresciuto, e tu già uomo
col figlioletto appresso
quelle urla ti presero la vita:
un'altra volta ti rifiutava, il padre,
e ti cacciava, non figlio ma carogna
quasi cane randagio.
Guardava, il figlioletto tuo,
abbrancato alle brache
e non capiva quel bastone
alzato verso cielo
e come un braccio infinito
calato su di te: quasi una folgore
nel buio temporale, un tuono il rifiuto
una maledizione amara
lanciata verso un figlio e la sua generazione.
Tornasti, poi, a casa.
Silenzio s'era fatto intorno:
il padre tuo dove tanti anni avanti
portaste a riposare tua madre;
crescevano i tuoi figli, ancora
frinivan le cicale, d'estate,
cantavano i grilli la sera nel caldo
e i campi erano tutti un luminio.
Ma l'inverno era lungo e freddo.
Poco era il caldo rimasto
su quei poveri campi
che la tua giovinezza non visse.
E' tornato il silenzio, padre,
su quella bicocca, rigirano le lucciole,
e sfrecciano scoiattoli sui fichi.
Su, in alto, rimira il falco
se muova qualche preda.
Pace per l'ombra tua, inquieta
Sulle zolle che ti seccarono il cuore... | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Commenti di altri autori:
«Si legge tutta d'un fiato, quasi fosse un racconto un po' crudo e triste, con immagini molto belle:”E' tornato il silenzio, padre, 
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