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Io,
ramingo figlio dell'ignoranza
accolito dell'etica
vago nella ridda,
vìa,
lontano dal bailamme della villa.
Se questo poema fosse apocrifo
Non meriterei il titolo di vate;
fulgide son le mie facezie
benché claudicante abbia la sintassi.
Ch'io sia un imbonitore,
sardonico e protervo,
che ama spippolare
ormai è risaputo.
Adoro provocare e vellicare,
e con le strofe turlupinare:
tra le strofe va scavizzolata l'ode
come s'estrae il mefitico carcame dal catafalco,
critica, lettore, il mio favellare
e sii mio sicario, senza stilla.
Il discinto lettore
si lascia allettare
dal mio ameno favellare.
C'ho la spocchia
e mi deve perdonare,
ma non accetto altre magagne.
Elucubrando l'epinicio
trascuro l'onanismo
che ormai non è più eresia.
(Oh, che artistica lussuria fuorviante l'Antipoesia)
codesto anatemico vituperio
non è solo fasto ed iniquo gioco,
ma bensì è un petulante tentativo
di rabberciarmi l'anima.
Traduzione in italiano corrente:
Parlare in modo difficile e noievole (per il lettore che non cura la cultura)
Io, figlio vagabondo dell'ignoranza e seguace dell'etica, vago nella tempesta, via, lontano dalla città rumorosa. Se questa poesia non fosse vera non meriterei il titolo di poeta; ma le mie battute sono brillanti nonostante a volte la sintassi sia un poco zoppicante. Che io sia un ciarlatano, cocciuto e provocatorio, che ama dir le cose in faccia ormai è risaputo. Adoro provocare e stuzzicare, ma per comprendere la poesia devi cercare bene nei luoghi i più nascosti di queste righe. Estrai il fetido cadavere dalla sua bara, caro lettore, criticami e poi uccidimi, senza versare una sola lacrima. Il trasandato lettore si lascia abbindolare dal mio divertente e strambo modo di parlare; io sono superbo e non accetto altre critiche.
Mentre lavoro al mio canto di vittoria trascuro anche i piaceri carnali, perché tanto ormai non sono più eresia. (io godo con l'Antipoesia, che è un'artistica lussuria che toglie dalla retta via). Questo mio volgare discorso bestemmiatore non è solo un lussuoso e perverso gioco, ma bensì è un arrogante tentativo di abbellirmi l'anima. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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