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| Reduci, da un poggio vedemmo il mare,
navi avvolte di nebbia, fantasmi che
non conoscevamo: "Rompete le righe"
risuonò in quell'ora e un gruppo di sette
vagò l'ignoto perso in un'Italia persa.
Apparvero lunghe le ombre della sera...
e un casolare alla fine di quel sentiero
diede ristoro allo sfinimento
e una paglia fresca nella stalla donò
finalmente un sonno bianco...
Al mattino con abiti borghesi,
salutammo riverenti
la carità di povera gente.
Camminammo un giorno... tanti giorni...
per compagnia la fame, la sete
e tanta voglia di ritorno.
Dai monti calabri a quelli irpini...
paesi deserti, bombardati, sfregiati;
incrociammo un carretto spinto da un uomo
e il suo carico, una fanciulla,
stesa, fissava il cielo senza vederlo.
Più là, uomini in divisa coi loro fucili
accompagnarono la paura dei nostri passi.
Seguimmo binari di un treno fantasma,
buie gallerie ingoiate dalla terra,
battute col legno di una mano che vedeva
le anguste vie del paese.
Come uccello, dopo un volo affannoso,
ritrova il nido che aveva lasciato
e assapora il tepore mai dimenticato,
così bevvi infine il profumo di casa mia.
Balsamo di un Dio senza nome
furono l'abbraccio e le carezze
della madre... e col suo pianto
asciugai l'arsura del tempo scaduto. |
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