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Sull'infernal trillo dell'aër fosco,
sul truce fragor dell'acque marine,
laddove rifluisce tra'l sale il tosco
ch'avvelena le timorate Ondine,
la mente sognante del cor s'infrange
membrando melanconica e solinga
la sacra, dorata e fiera falange
d'Atlantide, spenta terra raminga;
e i cadenti templi, l'egre fontane
qual nettare nutron questo pensiero
onde pungoli sorgon, e brame arcane
che l'alme volgon al Ciel lusinghiero.
Allor la porporea aurora che sorge
tepidamente a rischiarar le Furie
e i naufragati resti che le porge
il cieco Fato dalle somme curie
empie le menti di spemi superne
e di dolci sentimenti d'Amore,
cosicché le vocazioni valerne
di soave ascesi illuminano'l core.
Perduto né flutti del sangue parco,
soffocato nell'aspre vene impure,
un Paradiso rinasce dal varco
che fiero separa i mali, le iatture
dalla sommità del lucente Bene,
onde discende una Luce di pietà
ch'assolve i peccati come le pene...
che schiude il sentiero della Libertà.
Mira, oh Uomo!... Quest'è il mondo delle Idee
ove si rallegran l'alme alla visione
di soavi Ninfe, di sì pudiche Dee
che d'Amor parlan, giammai di passione
ché tacciono la terra, l'ore e i mesi
nel sacro impeto della somma Ascesi. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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