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«Tra un paio di mesi sarà di nuovo Natale e, ben oltre le riflessioni che possono suscitare questi miei modesti versi, potrebbe essere utile affidarsi alle considerazioni del professor Umberto Galimberti, che in "Cristianesimo" (ed. U . E . Feltrinelli, 2015, pagg. 155, 156 e 157) scrive: "E' giunto il momento di chiederci se il Natale è ancora una festa cristiana, dal momento che vi partecipano sia l'ateo che non crede in Dio, sia l'agnostico che non sa se Dio c'è, sia il laico che nelle sue scelte etiche prescinde dalla nozione di Dio. Se poi si guardano le pratiche natalizie degli acquisti e dei consumi, l'impressione che se ne ricava è che nella nostra cultura il Natale è già ateo, o semplicemente agnostico, certo profondamente laico. Di cristiano è rimasto solo il rito che si ripete, la ricorrenza che ritorna, la festa che, come nessun'altra, è davvero 'comandata' . Comandata da chi? Dalla nostra economia naturalmente, (...) un'economia dell'opulenza, dove il consumo e lo spreco sono sotto gli occhi di tutti in un tripudio di malcelata festività. (...) L'albero di Natale [è] simbolo non cristiano dove traluce il nostro benessere, e che forse, proprio per questo, ha preso il posto del presepe cristiano che è invece uno spettacolo della povertà. (...) Non nascondiamoci dietro lo sguardo dei bambini. (...) Una festa può essere così universale solo se coglie il senso originario della nostra esistenza, non solo semplicità e innocenza che (...) ormai non ci appartengono più. "» |
Inserita il 17/10/2015 |
Non è un bel panettone, non un dono
offerto con lo sguardo distaccato,
a favorire quel dolce abbandono
dei sensi di un Natale idealizzato.
Non è l'invito a pranzo, né una cena,
a suscitare per l'altra persona
l'attenzione fraterna, amica e piena,
a ritagliare un'ora santa e buona.
E le Messe ascoltate in doppiopetto
non afferrano l'aura di mistero,
non hanno per Gesù grande rispetto,
mostrano un sentimento poco vero.
Chissà dove si coglie quel Natale?
Forse in volto di bimbo maltrattato,
tra le grigie corsie di un ospedale,
nel barbone che in terra s'è sdraiato. |
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