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Reale,
reale
completamente reale,
e onesto con mè stesso,
vero, come non so essere,
due e quarantasei,
il momento di culmine personale,
pentola a pressione
raptus di follia inghiottimi,
istantaneo e vagamente patetico,
io amo la penna,
dolce illusione auto- conclusiva
di essere amato,
di essere compreso,
io amo la penna
per dimenticarne l'uscita,
arianna di una gioventù lontana,
dal complesso labirinto d'un ricordo inciso,
eterea lapide d'una felicità al placebo
cancellerò tutto e lo negherò,
la destra del mio cervello mi inserisce in un
limbo fotografico,
quasi a montaggio diretto,
ingenuo film d'esterno
accanto a te, e mi dimeno,
e ti cerco,
ma non te lo dico
certo che stringo i denti maltrattati dall'usura,
miagolo nel letto,
bimbo triste,
il giocattolo si è rotto,
chi te lo ricomprerà?
e questo sono io,
e devo pur dirlo,
vigliacco,
sò arrendermi,
sò rannicchiarmi all'angolo,
sicuro rifugio anti- emozionale in questa battaglia che non vuole finire,
neanche con un'armistizio unilaterale
Completamente sincero,
eppure,
solo una volta,
con te,
e più nessuna
Allora entrasti fiume in piena straripante e potente,
bufera spazzasti il marcio,
nella mia carne,
nelle mie ossa,
tu conquistasti gli elisi in quel rintocco del tempo,
divinità neo- stilnovistica
t'insediasti sull'altare così visceralmente intimo di sangue ed ego,
rubino prezioso fra le gemme più preziose,
rosa sinuosa dalla plasticità scolpita dal genio,
arte nata da una scintilla d'illuminazione
Una volta e mai più,che uomo distratto,
e questo sono io,
e bisogna pur dirlo,
e quando urlo e il mio orgoglio s'infrange e riesco a piangerti m'avvicino
a quella verità di mancanza, scalzo per un'attimo l'armatura che indossso,
e da buon fan dello smog a 8000 metri di quota,
m'inquino,
l'aria rarefatta a cui non sono abituato brucia la pelle,
e immediatamente essa s'ascolta,
primo fuoco di prometeo,
rivoluzione copernicana di un universo minimalista,
e forse, si comprende
sbalordito m'accascio e ricordo che non ho lottato,
e miagolo ancora,
è vero,
questo è vero,
per un bisogno che non so raccontare,
è che quando ci riesco mi sembra un po' più lieve,
un mattone che cade e cade e cade,
e poi più non si segue
Ho bisogno di te,
ne ho sempre avuto,
anche questa è verità,
bisogna pur dirla
Ogni tanto fà male,
corrosione pedante,
ogni tanto ritorni come cancro al cuore,
ogni tanto mi ricordo che ti ho lasciata dubitare,
e vacillare,
e non ti ho teso la mano come nelle pellicole pseudo- illustratrici d'amore,
ma sei caduta lontano,
banale conclusione,
reale deflagrazione
Con te una volta,
ho gridato e disubbidito alla legione del mio pensiero,
senza soffermarmi su un codice da samurai,
demodè o irrazionale,
remore retaggio di uno spensierato e
primitivo passato,
primogenito,
certamente d'ignoto significato
Mi manchi tanto,
amore,
amore mio,
vero e magnifico amore mio,
ed anche questa è verità,
bisogna pur dirlo
e ogni tanto esorcizzo su un foglio la paura,
spesso mi lascio andare,
la solitudine è un demonio gerarchico
ed io sono ormai,
da troppi anni,
un valente operaio inferiore,
magari questa notte dormirò un sonno vuoto,
magari il crepuscolo gassoso m'aiuterà
a modellare un nulla grezzo,
dove io possa,
finalmente,
adescare in un cappio rigido dalla commozione,
un nostro nuovo,
ed affrancato,
frammento | |
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Nero |
22/11/2010 13:54 | 3085 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«...scusate lo sfogo rapsodico,
ma ogni tanto, bisogna pur farlo...» |
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