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Infida amarezza! Tu vai ischernendo
senza pietade dell'alma colpita
il tristo recordo che mesto intendo
in quest'ora di lagrima smarrita;
e al bel sono d'un siculo violino
t'involi a rammentar l'ode solenne
ch'al sonnambulo negar femminino
il cor mio volse... il cor che poscia svenne.
Quanto comprendo l'appassito fiore
d'un gaudio rapido sìccome il giorno...
d'una letizia fugace d'Amore
che esterrefatto mi lascia d'intorno
a contemplar gemendo la corolla
di quel morente stame trapassato
allorché indarno spero che s'estolla
il suo spirto che piange profumato...
che versa il pianto sulla mia sventura...
la lagrima sulla rosa spirante
che più non ritrova nella natura
il nutriente sostegno al cor ansante!...
Si schiude allor l'atra ombra di ciò che fu
allorquando ancor speravo d'amarti,
o fanciulla, che presso a me non sei più
poiché lungi da me sempre diparti.
La dolente membranza impallidisce
nel buio avel di questo sonno di strazio
che va sprezzando il cor ch'inorridisce
dianzi all'immago che forse ringrazio,
o che confuso maledico a stento
nel fosco pensier d'un Amor tradito...
scordato dalle spemi... dal contento...
dal superno Destino inaridito.
Recordo!... All'amarezza d'un sonno
desiava la Luna l'ultimo sospir
d'un Amore che tuttora non ponno
ravvivar i frementi, ansanti respir;
e lamentando il vile tradimento
cantava le mie pene la civetta
sul ramo scarno e colmo di tormento
d'una vetusta quercia maledetta.
Fingendo oblio chiusi allor le pupille
che lucide dormendo volean urlar
ne' flutti delle lagrimose stille
che fors'anche mi sapeano consolar.
Terrore!... I miei carnefici avvinti;
e baldi al disonorato guardo mio...
Quai sogni!... Gli abbracci... i baci sospinti...
i sorrisi... Ov'eri, sperato oblio?...
Un urlo nel sonno mi destò insano
nella trista delusione repressa;
e tremò il corpo al dolore inumano
d'una silente folgore sommessa
che lesta mi colpì il gemente petto
laddove sgorgò il ricercato pianto...
l'aspra lagrima che conquise il letto
sovra'l qual giacea il mio sembiante affranto,
e deluso da un Amor infelice
che presso al crepuscolo mi straziava
facendo del mio core una Fenice
che per morir tremenda s'infiammava.
Questo fu l'epilogo d'un desiro...
l'ultimo canto d'un dolente cigno
che coll'ultimo singhiozzo... sospiro
della cruda Vita consumò l'igno...
Questa fu la morte del fiore ameno
che ignoto spirò lungi dalle mani,
e dal severo... terribil seno
di lei che governò i miei desii invani...
Ahi lasso! Amarezza rea d'un sonno!
È dunque in cotal angoscia di pensier
che dal caldo rogo ardente mi donno
d'un Amor funesto non più lusinghier?...
«Sì!» parmi sclamar del violino il trillo
che della rosa accompagna il trapasso.
Ma il suo acuto resta un furente spillo
che al pianto m'offre... mi denunzia al lasso,
sicché solo l'Oceano della Poesia
impetuoso e caro mi risolleva
dall'ugola rea della melanconia
che pria con lei infame mi derideva
all'ombra di quell'appassito fiore
che gemendo membra un perduto Amore. |
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