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«I medici come Jannacci, i professori come Vecchioni, gli avvocati come Conte, quando decidono di investire il tempo libero nello scrivere e nel cantare canzoni, producono quasi sempre qualcosa di valido e di letteralmente inaudito. L'arte in generale (e quella musicale nella fattispecie) è spesso una faccenda di dilettanti seri e ispirati: essi hanno la possibilità di immettere nell'arte, per quanto trasfigurato, il mondo che li circonda, senza porre al primo posto il successo col conseguente guadagno, che sovente portano su strade troppo facili e banali. E anche quelle loro voci, così particolari e poco canoniche (e talvolta leggermente stonate), contribuiscono a dare alle canzoni da loro interpretate un quid capace di distinguerle dalle altre, fatte in serie, e di traghettarle, col tempo, verso un solido futuro. Bene scrive, a pag. 5 di "Paolo Conte" (ed. Zona, 2006), I . M . Zoppi: "Alla musica si scoprono indispensabili 'parole scritte dalla stessa mano che l'aveva composta' (...), una mano paziente e maestra, disposta a consumarsi nella fatica di 'tagliare, cancellare, ricominciare senza posa', finché ogni sillaba trovi l'incastro giusto con la sua nota. La scrittura di Paolo Conte si presenta come un'alchimia di linguaggi, segni, simboli e sonorità che s'allacciano (...) per sostenere l'architettura di un'unica, vasta metafora che ci permette (...) di navigare il mondo, o quella visione del mondo sottesa all'opera dell'avvocato. "» |
Inserita il 07/06/2015 |
Vengo via con te,
in un mondo di uomini che dura
aveva scorza: meglio la paura
esorcizzava di quell’altro sesso.
Vengo via con te,
nei paesaggi fantastici evocati
dalla tua greve voce che richiama
i lasciti pesanti del passato.
Vengo via con te,
nei locali fumosi, passaporti
per un estinto mondo d’anteguerra,
dove il jazz s’è suonato e s’è affermato.
Vengo via con te,
per rivivere vite di quei padri,
qui da noi o nell’Africa Orientale,
quando il casino era vagheggiato.
Vengo via con te,
nel mondo dello sport dei dilettanti,
praticato per gloria, non denaro,
dove sudato era il pugilato.
Vengo via con te,
cogliendo agri sapori di provincia,
e riservato e timido stupore
per ciò che la città ci ha regalato.
Vengo via con te,
vedendo che i Francesi non s’incazzano,
ma le tue doti apprezzano, e accarezzano
quel baffo che ricorda loro Georges. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«E’ un omaggio al nostro grande poeta in musica Paolo Conte, del quale, nella poesia, evidenzio soprattutto le canzoni "Via con me", "Bartali" e "Genova per noi". "Georges" è Georges Brassens, la rassomiglianza con il quale è un motivo (secondario) per cui il Nostro ha avuto tanto successo Oltralpe.
L’Africa Orientale ed il pugilato riguardano forse più una lunga esperienza militare e una passione (da spettatore) di mio padre (che era del 1915) che specifici temi di Conte, il quale riesce però ad evocarmele benissimo con le sue atmosfere.» |
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