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Nell'infinito aër della foresta
un funereo sparo abbatte l'ignoto.
Un cinico granatiere calpesta
il corpo morente d'un Russo immoto.
Avanza l'Armata. Tòna il fucile.
Un drappel di Ussari impreca al rivale
caricando con galoppo sottile
i militi che al passo del maestrale
fuggono eroici dal guerresco campo.
Un cadavere stringe il suo vessillo:
una muta aquila... un fulgente lampo;
e va esso rabbrividendo allo squillo
delle sibilanti trombe francesi
che l'avanzata nunzian dell'Impero
senza curarsi de' giorni, de' mesi,
e pur del periglioso inverno altero.
Nella sconfinata... gelida steppa
un picciol villaggio tra le fiamme arde.
Ah qual gelo!... Un moschetto s'inceppa;
de' corazzieri stan fredde le barde.
Una famiglia di contadinelli
prostrata a terra mira lagrimante
le rozze mura, i poveri cancelli
della dimora che cade bruciante.
Le lagrime cercano Napoleone
perché possa aitar le triste contrade.
Ahimè! Il Genio della Rivoluzione
non vòl veder; e va pelle sue strade
ricercando a danno degli sconfitti
l'istessa Gloria... l'istessa vanità
ch'Alessandro e Cesare fece invitti
all'ombra mendace dell'Eternità.
Di sangue rosseggia un fresco ruscello.
Un cosacco sorpreso a tradimento
nella rea riva ha trovato l'avello...
nell'eco il sibilo del suo lamento.
Nel grigio manto del cielo nebbioso
errano feroci i guerreschi fumi
che dal campo battagliero e furioso
salgono malvagi ai celesti Lumi.
La baldanza sfida il sommo Destino...
la lunga marcia insulta la Natura...
Frattanto gli insulti coglie il Divino
dall'immorale guerra che perdura.
Trema Bonaparte!... Paventa il Fato!
Tu ridi; e prosegui la tua conquista.
Ma la fulgida sorte è già in agguato...
già sul tuo regno posa la sua vista.
All'ombra d'una Luna istrana e fosca
vede l'Armata in fiamme una cittade.
Santo Amor di Patria!... S'incendia Mosca!
Un mar di foco furente la invade.
Non vi sono le schiere de' cosacchi...
non vi sono le truppe verdeggianti.
Lontani sono i nobili colbacchi
delle legioni forse agonizzanti.
Un nobil russo... un eroico uffiziale
improvvisamente si mostra e spara.
De' corazzieri uccide un generale.
Poscia si scaglia nella fiamma amara
che consuma una dimora borghese.
Del fulvo Cremlino l'atre campane
gridano anatemi contra il Francese,
e chiaman allor le schiere lontane.
Una fanciulletta viene rapita,
e tosto violentata dall'invasor.
Un'orfana esterrefatta e smarrita
vien calunniata dal crudele oppressor.
Le famiglie non trovano più pane.
Il nettare delle madri innocenti
ai bimbi le posse indarne fia e vane;
sicché gli affamati corpi gementi
delle proli più tenere e insensate
spirano nelle strette... orrende fasce,
donde s'alzan l'alme candide e beate
al Cielo che di lor bontà si pasce.
Un patibolo domina la piazza.
Ivi spira appeso un giovine conte.
Ai suoi piè piange l'amata ragazza
che con lui condivide l'ultime onte.
Dai vuoti banchi del miser mercato
la folla irata mòve la sommossa.
Allor pel negletto suol infiammato
l'istranier fugge dianzi alla percossa.
L'oboe de' morti arma la ritirata,
e proclama alla Francia la sconfitta.
La Russia già sorge... S'è ridestata!
Si ritiene salva... si crede invitta!
Nell'immenso dell'ignota campagna
una putrida salma schiude il ciglio.
La lagrima che l'iride accompagna
al Francese mostra il sommo periglio:
inverno... vento... neve... torbide onde.
Il crepuscolo d'un Genio è vicino;
e già le meste schiere tremebonde
s'inchinano al gelo, rege meschino.
Quanti dispersi!... Quanti prigionieri!...
Desiavano la Gloria... i baldi allori.
Che mai ebbero di Francia i figli alteri?...
L'eterno... reo congedo dagli Amori,
dalle amate per sempre salutate
con mendaci promesse di ritorno...
La Morte!... Le salme fredde e gelate
che, ahimè, mai videro un nuovo giorno.
In ansia, tra la bufera ferina,
sen gìa l'immago mostruosa d'un fiume.
Le superne acque della Beresina
all'aquila rival strappan le piume.
Sulla Russia... sull'Europa arride il dì...
il dì d'un'ignota e vaga Libertà,
frattanto che sclama «Slava na Rusì»
il popol forte di nuova securtà. |
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