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Mai dovean le perverse caravelle
solcar i folli e procellosi mari!
Recorda, Ispagna! Schiudesti le celle
agli oppressi indi, agli eroici corsari;
e nel nome d'una balda scoperta,
per sete e di possanza e d'opulenza,
di sangue una landa festi coperta
macchiandoti la già oscura coscienza.
Templi ancestrali... ruine fiammeggianti!
Ammassi putanti d'ignote salme!
Regi caduti... Reine addoloranti!
Acque insanguinate presso le palme!...
Recorda! Ansante Montezuma perì
ferito dagli acciari e dalle pietre
d'una mesta notte che cieca languì
al rio sono dell'ispaniche cetre.
Rimembra! Catturato poscia inganno,
d'Athaualpa il volto oppresso fu troncato
in sagrifizio a un fanatico vanno
d'un Divino follemente pregato.
Civiltà antiche perdute nell'ira
d'una belva europea serva d'Averno!...
Quante genti nella crudele spira
si persero per sempre nell'inverno
la cui neve fu la cenere nera
che ivi seppellì le marmoree giade...
il cui lupo fu l'ispanica fiera
che in fiamme accese le mature biade.
America! Terra priva di Vita,
la tua perduta pura verginità...
la tua candida purezza smarrita,
al tuo ventre diè il seme d'una viltà
che generò tremenda morte e aspri lai
e l'ombra pallida della vendetta,
tremenda Furia dai fulminanti rai,
che con Quantemoch si fè dura e schietta
per poi svanire nella morte orrenda
poscia una guerra orribile e tremenda.
Oh Ispagna! Quest'è la nostra rampogna.
Ascoltala... E mòri orsù di vergogna! | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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