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Il Servitore di due Padroni

"Il servitore di due padroni", noto anche come "Arlecchino servitore di due padroni", è una delle (leggi...)
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Sorge il Sole ogni mattina di Alberto De Matteis
Minuzzoli di pane 2 di Berta Biagini
Sonetti Arcanici di Franco Scarpa
Un ‘emozione in volo di Rita Angelini

SpiegaPoesie riproposte
Respiro tempo di rosanna gazzaniga
E chiove di Peppe Cassese
Un sogno di donna di Marco Vidotto
Parole di Stefano Acierno
Quando il destino di Elena Artaserse
Vulesse da’ (Festa dei Gigli di Nola) di Peppe Cassese
Presunzione di Silvana Poccioni
Bob di Stefano Acierno
Esalazioni dimezzate di rosanna gazzaniga
Pioggia e nozze a Rocca- Morreale! di Giuseppe Vullo

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Fuori dal tempo Libera Mastropaolo
Vorrei tornare Kiaraluna
Dal cuore il petto Benedetta Cavazza Miciamalvina
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Sei tu Roberto Zeolla

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Inno al Leviathan

Fiabe

-I-

Puoi tu prender il Leviathan con l'amo,
e tener ferma la sua lingua con la corda?
Forerai le sue mascelle con un ramo,
senza che il Leviathan ti morda?
Lo terrai a bada con la lenza,
sfiderai forse la sua pazienza?
Ne trafficheranno i mercanti,
Lo spartiranno tra loro i commercianti?
Diverrà oggetto di scambio con gli stranieri,
vorranno le sue parti anche i forestieri?
Credi forse di poterlo pescare con l'amo,
e in un grande acquario lo intrappolerai?
Avanti, stendi su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non riproverai!

-II-

Lo domerai con arti diaboliche,
lo annovererai tra le tue fiere?
In ceppi e catene lo terrai prigioniero,
in un corteo di danze lo mostrerai fiero?
Ti vanterai di lui come un trofeo d'onore?
Ti prenderai gioco di lui come una qualsiasi creatura?
Ecco, basta un soffio e assale la paura,
basta la sua presenza e incute il terrore.
Farà con te Egli un patto,
perché sia tuo servo per sempre?
Stipulerà con te un contratto,
perché ti sia fedele in eterno?
Non illuderti, non lo domerai affatto;
ti farà patire invece le pene dell'Inferno!

-III-

Ecco, la tua speranza è fallita,
basta scorgerlo ed uno soccombe;
basta un gesto e la tua vita è finita,
nessun vivente può stargli di fronte.
Il solo nominarlo incute timore,
al solo vederlo assale di orrore.
Chi spera di aggredirlo si sbaglia,
sfidare lui è corteggiare la morte;
stima gli uomini come la paglia,
e nelle sue mani è la loro sorte.
Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo,
chi lo ha assalito non è più tornato vivo.
Chi sulla terra è capace di fermarlo?
Chi oserà sfidare un essere tanto cattivo?

-IV-

Non passerò sotto silenzio la forza delle sue membra,
non tacerò la gloria del suo vigore,
nè la sua potenza, né la sua imponente struttura,
della sua gran forza e della bellezza della sua armatura.
Chi l'ha mai spogliato della sua corazza,
chi ha mai penetrato la sua doppia corazza?
Nessuno può squarciare la sua pelle,
nessuno può domare questa Bestia ribelle.
Il suo dorso è formato da file di squame,
tenute salde sotto stretto suggello;
il suo grembo è irto di spine affilate,
impresse sul suo corpo per il gran flagello.
Davanti a lui danza il terrore,
quando arriva lo precede la paura;
vieni meno per il solo fetore,
soccombi nello stendere alla sua lordura.
Chi ha mai profanato le porte della sua gola?
Chi ha mai resistito al suo incandescente furore?
Dura dentatura come la rocca,
e la lingua si infiamma di ardente calore;
nessuno gli ha mai aperto la bocca,
Intorno ai suoi denti vi è il terrore!

-V-

Le tenebre lo circondano quando si desta,
suo seguire è la tremenda tempesta;
feroce è il Dragone, pieno di sdegno,
su un trono di teschi regge il suo regno;
tremano i fondali al suo levare,
scuote le ossa il rimbombo del suo tuonare;
la sua ira è funesta, spacca la testa,
divora le resta, delle viscere fa festa;
macella i corpi, stramazza i morti,
fa dei suoi nemici una distesa di aborti.
Ricopre il mare come manto scarlatto,
se ne disseta, strisciando sul fango;
scorre il sangue, rifulge brillante,
se ne inebria come vino fragrante.
Il suo cuore è duro come la pietra,
privo di misericordia e pieno di male;
abita in ogni dimora cupa e tetra,
in fondo, nel profondo, dentro gli Abissi del mare.

-VI-

Il suo starnuto irradia sprazzi di luce,
rosso fuoco i suoi occhi, più splendenti dell'aurora;
come stoppia tutto riduce,
se lo incontri è giunta la tua ora!
Sprizzano scintille infiammate,
e con caligine ogni sua narice fuma;
dalla sua bocca erompono vampate
e in cenere tutto quanto consuma.
Nessuno può continuare a vivere se la collera lo assale;
nessuno sfugge alla sua morsa fatale,
non esiste furia vivente più letale.
l mari abitati li riduce ad un vasto deserto,
tutti i viventi sono presi da un grande sconcerto;
del suo aspetto hanno gli uomini un gran timore,
al suo cospetto hanno le folle un gran tremore;
basta un tumulto che si leva dalla fossa,
e assorda con lo screpitare delle rìe ossa;
soggiace ai suoi piedi anche il più grande titano,
nessuno può contendere colui che ha per nome il Leviatano!

-VII-

Quando si leva, si spaventano gli Dèi,
nell'Assembla Divina tutti fremono di terrore;
nessuno tiene testa alla potenza della sua Ira,
all'invincibile flagello del suo furore.
Al suo sussulto gli uomini restano smarriti,
alla sua Maestà i figli degli uomini rimangono atterriti.
Crivellerai di dardi la sua pelle,
Sperando forse di trovarlo imbelle?
No, la moltitudine di frecce non lo fa scappare,
nemmeno la figlia dell'arco lo fa ritirare;
invano lo si attacca con la spada,
a nulla valgono lancia, giavellotto e corazza;
lo fa solo ridere il colpo della mazza
e si fa beffe del vibrare dell'asta.
Il suo ventre è armato di punte acute,
superbe sono le file dei suoi scudi;
molteplici torture alle sue vittime incute,
le vite di chi cadono nelle sue fauci sono perdute.

-VIII-

Ribollono gli Abissi come calderoni adirati,
gorgoglia il mare alla sua presenza;
sorge dal nero fondo degli oceani inviolati,
irrevocabile giudizio è ogni sua sentenza.
Terrore dei marinai, leggenda immortale,
riduce i porti in una costa spettrale;
Un colpo di coda forma un vortice letale,
e attira irresistibile in un turbinìo mortale.
Serpeggia fra le onde,
lascia dietro una bianca chioma;
naviga fra gli scogli, insinua le sue sponde,
ed ogni creatura degli Abissi doma;
divora carcasse lasciando scie di schiuma,
addenta le prede con tenace tenaglia;
chi lo sfida finsce ridotto come spuma,
nessun vivente al mondo gli è pari o lo eguaglia!

-IX-

Lode a te, gigante ineffabile,
io ti esalto, colosso inviolabile;
bestia indomabile, furia implacabile,
corona della Gloria e scettro della Vittoria;
nessuno come te è mai apparso in tutta la storia,
di te si avrà una sempiterna memoria.
Nessuno sulla terra è come lui,
fatto per non aver paura;
soggiorna nei profondi anfratti bui,
dentro le viscere di una dimora oscura.
Lo teme ogni essere più altèro,
troneggia su tutte le bestie feroci;
di tutti i viventi ne fa un cimitero,
ad ogni creatura infligge i tormenti più atroci.
Domina incontrastato sopra ogni essere vivente,
Egli è il Re fra tutte le fiere più superbe!

-X-

Ascoltatelo, isole lontane,
e voi, fredde nazioni tramontane;
oltre il gelido settentrione rieccheggia il suo fragore,
oltre l'algido antartico odi ancora il suo clamore;
ecco il mare, sterminato e immenso,
dove brulicano ogni sorta di creature;
nei mari nulla avviene senza il suo consenso,
regna sovrano da remote ere imperiture.
Abbatte le navi, distrugge i velieri,
li affonda per i suoi divertimenti;
fra le sue spire li tiene prigionieri,
li brucia vomitando le sue fiamme ardenti.
A nulla vale la fiocina, l'uncino o l'arpione;
non affonda il fendente, non lo sfiora il tridente,
nulla è in grado di infliggergli dolore;
perché di tutti i mari Egli è il Signore,
di tutti gli Abissi ne è il solo Padrone.

-XI-

Maledetti coloro che sono pronti ad evocare il Leviathan!
il Leviathan, serpente guizzante,
il Leviathan, serpente tortuoso,
il Leviathan, orrore mostruoso,
belva possente più dura del diamante.
Chi resiste alla sua ira furente?
Chi sfugge al Leviathan maestoso e imponente?
Lo fissano gli uomini con sgomento,
trema il mondo intero per lo spavento;
avrà pietà delle tue suppliche,
ascolterà forse le tue preghiere?
non sa il Leviathan cosa sia il perdono,
riduce la terra ad un desolato abbandono.
Attento al Leviathan, appare in un lampo,
se è arrivato il Leviathan, non hai ormai più scampo;
il Leviathan è la Bestia che nessuno è mai riusciuto a domare,
è il Grande Drago che dimora negli Abissi del mare.
Poesia in licenza Creative Commons
Lucifero il Figlio dell’Aurora 16/09/2010 22:44| 2224

Creative Commons LicenseQuesta poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.


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Nota dell'autore:
«Scritta in una notte di mezzanotte, descrive il trionfo di una Leggenda che ho sempre ammirato e che ha suscitato in me l'ispirazione necessaria per poter vergare su carta l'immagine che di lui ho sempre avuto nella mia esistenza.
Invidio la sua indipendenza, elogio la sua imponenza. Il Leviathan rappresenta la fierezza della cruda natura che nessuno è mai riuscito a piegare.
»

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