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V'era un dea
sì strana,
Armonia
si chiamava,
sembianza di fanciulla aveva,
ma era fatta
di veli e vapori,
si che poteva
a suo piacimento apparir
ed improvvisamente sparir.
Leggiadra,
se con un velo la siepe sfiorava,
ogni fronda al suo suono si muoveva,
se un velo nell'acqua immergeva,
le onde scrosciavano,
melodioso canto intonavano,
in sella al vento,
l'aria con i suoi ritmi inondava.
Un di, volendo
far dono
agli uomini, della sua magia,
in oriente si recò.
Assiri, Babilonesi, Indiani,
in lunghi strumenti soffiavano,
ma aspri, rauchi suoni producevano,
Armonia,
nelle tube soffiò,
alto e sonoro fu allor lo squillo.
Invece di ringraziar la dea,
essi presero a vantarsi
della loro maestria,
offesa, ella fuggi via.
Stessa amara sorte,
subì,alla egizia corte,
non fu ringraziata,
per aver
agli strumenti
accordato, con intonata nota...
Dai Greci allor volò
per essere apprezzata,
stese il suo invisibile velo
flauti, siringhe,
suonarono le musiche del cielo,
ma gli elleni
solo nel vantarsi,
ebbero per se stessi lusinghe.
Armonia scorata,
dalla dea Atena fu consolata,
l'invitò ad andare
in Italia, per esser accolta e rispettata.
Aveva l'italico popolo, con ingegno
costruito, strano strumento,
dalle corde tese, sopra
una cavità di legno,
ma invano ne usciva il suono,
solo musica greve, come tuono.
La pregarono di dar
alla chitarra vita,
e così fu,
sentendosi lei, gradita,
venerata,
in Italia restò,
donando alla zampogna,
allo zufolo voce,
spargendo tutti i suoi veli
in tutti gli italici cieli,
divenne però
esile e diafana,
in cielo evaporò.
Ma gli italiani,
con grande venerazione
piansero la dea amata,
che per loro s'era sacrificata,
con templi fu onorata.
Ecco perché si dice:
L'italia
della bella musica, della canzone,
paese. | |
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