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«Se il fascino di Lisbona sembra derivare soprattutto dalla sua posizione di estremo lembo occidentale dell'Europa, quello di Vienna (e, aggiungerei, di Trieste, che sembra tanto essere una figlia della capitale absburgica, andata a trascorrere le vacanze al mare), all'opposto, è forse dovuto alla sua collocazione orientale. Se i miei occhi hanno visto abbastanza bene, quelli di Claudio Magris hanno certo visto benissimo. Ecco, tra le altre cose, quello che egli ha scritto su Vienna, nell'imperdibile "Danubio" (ed. Garzanti, pagg. 252 -253) : "Un'identità è fatta anche di luoghi, delle strade nelle quali abbiamo vissuto e lasciato parte di noi. (...) Qualche volta i luoghi possono essere atavici, nascere da anamnesi platoniche dell'animo che si riconosce in essi. Vienna è uno di questi luoghi, nei quali ritrovo il noto e il familiare, l'incanto delle cose che, come nell'amicizia e nell'amore, diventano col tempo sempre più nuove. Questa familiarità di Vienna è forse la sua natura di crocevia, luogo di partenze e di ritorni, di persone, famose e oscure, che la storia raccoglie per poi disperdere, in un'errabonda provvisorietà che è il nostro destino. Così la città è un grande caffè, il luogo delle abitudini metodiche e del casuale andare e venire. Essa fa pensare anche alla morte, all'uscita definitiva dalla porta del caffè e conduce ognuno (...) alla Cripta dei Cappuccini, per cercare di capire cosa significhi la morte. Neanche lì c'è risposta. "» |
Inserita il 08/08/2012 |
Passa le Alpi solamente, il treno,
ma disegna paesaggio che sconfina
in orizzonti senza più alcun freno,
là dove il nostro mondo già declina.
I pascoli tranquilli che vedevi
lungo le valli tu, dal finestrino,
scompaion proprio quando non credevi
ad un oriente già così vicino.
E dorme quasi la città accucciata,
timorosa che i fatti del passato,
che la videro tanto minacciata,
possano ancora tenderle un agguato.
L’ "hic sunt leones" proprio alla portata
di mano qui ti sembra, mentre ammiri
quell’imperiale vita regolata
da valzer e romantici sospiri.
Comprendi in quale modo la paura
del Turco e dello Slavo abbia potuto
cambiare della gente la natura,
accettare dell’"Anschluss" lo statuto.
Tipico è forse di bonaria gente
efferate sfornare cattiverie,
se sono affronti opera frequente,
se paventa chissà quali macerie.
Tu qui t’accorgi che, nel giudicare
ciò che fece germanica nazione,
non devi nello sdegno sprofondare,
ma capir gli antefatti e la ragione. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Visitai Vienna nel 1992; la poesia è di pochi giorni fa: forse le impressioni hanno bisogno di una lunga incubazione, per trasformarsi poi in adeguate espressioni linguistiche. P . S . Dedico la poesia a A . S . G .» |
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