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«Mi procura tristezza vedere spesso in questo periodo, in televisione, come s'è ridotta Calais, piena di immigrati che vorrebbero raggiungere l'Inghilterra ed ai quali questo sogno viene impedito dalla polizia francese, mentre la popolazione locale è in agitazione e piena di timori. Io ricordo un'altra Calais, quella in cui mi fermai nel 1991 di ritorno da Londra, dove avevo pernottato in un alberghetto poco confortevole gestito da Indiani: a Calais trovai un piccolo hotel condotto da Vietnamiti gentilissimi e sempre sorridenti (il proprietario, alla guida della sua auto, mi riconobbe per strada ad ora di pranzo, e addirittura si fermò per consigliarmi un ottimo ristorantino nei paraggi), oltre, naturalmente, al terapeutico lungomare sul quale mi sono soffermato nella poesia. Ricordo che il tunnel sotto la Manica era ancora in costruzione, ma che già si vendevano cartoline spiritose (una, tutta nera, intendeva raffigurare il "panorama" che si sarebbe potuto "ammirare" dalle profondità marine: la inviai volentieri ad una coppia di amici) . Ora quel nero sembra simboleggiare ben altro: il futuro che rischia di addensarsi in Europa se la politica di immigrazione (utilissima se condotta in modo mirato, com'era quando visitai Calais) obbedirà, come sembra stia succedendo, a regole ballerine che invogliano all'espatrio non soltanto profughi politici e persone che hanno voglia di lavorare, ma anche troppi individui quanto meno sospetti.» |
Inserita il 29/01/2016 |
Entrate ancora dentro le mie nari,
se un poco mi concentro e ci ripenso,
odori intensi di quei freddi mari,
veicolati da un vorace vento!
Tu vento forte, raro, capriccioso,
sollevando camicie e pure gonne
portavi presto via quell’inglorioso
sudore che l’estate calda infonde.
Ed oltre a accarezzare tutto il corpo,
a fare respirare con piacere,
voi, vento e mare, in un solo colpo
facevate anche l’anima godere.
Equidistante da Parigi e Londra,
al centro tu, Calais, di nuovo mondo,
a cavalcioni stai di quella onda
che rinfresca il pensiero fino in fondo! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«E’ il ricordo di un paio di giorni dell’agosto del 1991 trascorsi a Calais.
Cantava il grande Jacques Brel, in "Le plat pays":
"Avec le vent du nord qui vient s’écarteler
Avec le vent du nord écoutez- le craquer" .» |
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