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Oh vittima sublime della Legge,
ostia arsa sur d'una Croce di foco,
quanto t'estollesti per Lui che regge
l'Universo, il pianto, il sorriso, il giuoco;
e quanto, sant'alma, ti dedicasti
a quell'estatico Amor d'Umanità
che contra duoli, oppressori e devasti
a predicar t'addusse la Libertà,
e la caduta dell'aspre catene
d'un miserrimo popolo che strutto
giacea vessato dalle dure pene
d'un'aspra guerra, d'un securo lutto!
Oh giovine e beata fanciulla d'Arco,
spada innocente d'un Nume furioso,
giammai dirsi potrìa debole e parco
il cor tuo che nobil, ligio e pietoso
pell'Amore impugnò fermo l'acciaro...
la lama vindice e pur giubilante
ch'a costo di morte, valor sì caro,
librò un tristo suolo, un regno spasmante
dalle crudeli pretese feudali
d'una corona affamata di gloria
ch'oscura cagionò pugne mortali
nel nome solingo della sua boria!
Oh somma Angiola sposa del Signore,
vergine pargola del Paradiso,
quant'ancora ispirano sommo Amore
il tuo recordo, il tuo lucente viso
che giungonci in deliziosa visione
tra le nebbie de' cor peccaminosi,
tra le luci d'una nobil passione,
di santi fervori maravigliosi
che il Male presente in noi vanno a pugnar
sotto l'ombra amena dell'Assoluto...
di quel Nume spesso misconosciuto
che un giorno ci creò soltanto per amar!
Giovanna!... Un dì nascesti contadina
dianzi al focolar di parca famiglia;
e pasciuta tra gli agri, alma divina,
godesti la Natura, oh maraviglia!...
Saltellavi libera e pur felice
tra le bionde spighe del Verbo d'Iddio;
e ti posavi sìccome Fenice
lungo le calde rive d'un quieto rio.
Al son dell'aër mòvevi girotondo
danzando a piè ignudi tra l'aure fresche;
e cotanto vano pareati il mondo
co' suoi sorrisi, co' lai, colle tresche
allorquando con spirto sì giocondo
intrecciavi e ordivi belle francesche...
dolci ricami della Patria amata...
di quella natìa terra senza fine
che da Te la vollêr poi far salvata
dell'Uno l'arcane Sembianze trine.
Pulzella!... Vagavi un giorno tranquilla
pelle misere e dimesse contrade
quando una visione, incerta Sybilla,
ti colse inerme pelle terree strade.
Angioli... Cherubini... sante Dame
tra gli zefiri erranti della Vera,
a te ordinâr d'impugnare le lame
al Ciel affidando la vita intiera
ché Iddio volea dal lutto e dalla fame
la Francia librare dall'Anglia altera.
Misteriche visioni!... Verba arcigne!...
Sangue alla mercè degli acciar chiedeasi
da quelle sante e ferme parvenze igne...
Mesto... crudo sagrifizio voleasi
da un Nume lassù, in Ciel... quaggiù nel core...
E tu tremavi... Ne traesti pavento
ché tanto quell'incarco fiava orrore
al tuo vivere or colmo di sgomento...
Iddio!... Tra la polve delle pie lande
apparve per miracoloso incanto
la nobile spada di Carlo il Grande,
fulgida d'oro, coperta di vanto;
e sonavan pell'aure turbinose
solenni parole di mistero
ch'a Te, Giovanna, ordinâr imperiose
di pugnar l'oppressore... l'istraniero.
Tant'era forte la Legge interiore
d'un gran Nume che loquava dall'Alto
che Tu, pulzella, sentisti l'onore
d'obbedir e di condurre l'assalto.
Al chiar di Luna di notte solinga
la misera famiglia abbandonasti,
e per contrade vagando raminga
al campo de' Francesi ti recasti
ove qual misterica profetessa
domandasti una sì guerresca scorta
per vagar celer pella landa oppressa
d'una Patria sopita, spenta e morta.
Era tuo iscopo incontrare il Delfino,
erede obliato del soppresso regno,
e palesargli il volere divino
nonché il celeste librator disegno.
E così facesti, oh cara Giovanna!...
Onesta sembrasti e tanto verace
sicché appressandoti alla rea condanna
ottenesti l'esercito fugace
che teco fuggir, svanir più non dovea
in nome della Speme ch'ora lucea.
Orleans! Cittade maestosa e sublime
che Ti vide pur ferita da dardo
librar dalle ferree catene infime
un nuovo popolo mai più codardo.
L'aguzza freccia conficcata e spinta
nelle carni caste del santo seno...
La tua sembianza addolorata e vinta
nel fuggevole istante d'un baleno...
Estatico amplesso!... Etereo diletto!...
Miracolosamente ti destasti
dal funereo istante, dal duolo schietto
e l'assalto baldante comandasti
contra le gloriose difese inglesi
ch'a Te s'inchinaron pallide e strutte
a rendere crudelmente palesi
le pene delle lor colpe sì brutte.
Patay! Landa che Ti scorse pietosa
a benedir l'inimico morente
ch'a Te fidò l'alma peccaminosa
e la speme del perdono ridente.
Reims! Portentosa e somma Cattedrale
ove Tu incoronasti il novello Re...
ove impugnasti il vessillo immortale
ch'a Iddio denunziava la fonda tua Fè.
Ma il baldo Rege, novello Iscariota,
già s'appressava al fiero tradimento
che in Borgogna dimenticata e ignota
Ti abbandonò nel dolore, e nel tormento.
Rouen! Piazza che poscia folle processo
vide ardere il tuo sembiante tremante...
il tuo strillante corpo pur soppresso
nel fiore della gioventù baldante.
Discinta e scalza... incatenata a un legno...
in cima a tetro ammasso di rea paglia...
Sgherri d'un vescovo venduto e indegno
vestuti d'acciaro e d'oscura maglia...
Dannata dalla Chiesa... a peso d'oro...
insultata dal mondo reo e profano...
Senza spemi... senza coraggio e alloro...
con tremante mente... con frale mano...
Frustata dai folli insulti osceni...
incoronata da sì aguzzi inganni...
inchiodata ai chiodi così pieni
di morte, di rei dolori e di danni...
Indifesa... umiliata... e pur derisa
infra i pili dell'inglesi legioni...
Da folli uomini accusata e conquisa
tra i rei branchi de' britannici leoni...
Foco! Crudele elemento di morte!...
La fiamma già s'alza di passo in passo...
e va a compir la tua trista e dura sorte
divorandoti il corpo pien di lasso.
Gemiti... urla... terrificanti fumi...
ultime preci terrene al Signore...
al Nume che i suoi deliziosi lumi
appressa lentamente al tuo bel core...
Spegnesi il ciglio... crolla il tuo sembiante
che un dì dolce carne e casto sangue fu...
E ora? Un ignoto cinere bruciante...
che più non respira... che non vive più.
L'Amor per Iddio ivi focoso avvampò,
e Ti colse inerme nel suo mistero...
La Passione pel Cielo ivi s'infuriò
e ti rese muto cinere nero.
Tutto di te arse... tutto fuorché il core...
il core che solenne e beato ascese
in quell'Universo di solo Amore
ove Iddio clemente si fè palese
dianzi all'alma tua che nell'Assoluto
poi si risolse a vivere in eterno
obliando il mondo ch'è solo un Inferno.
Santa Giovanna! Sacra incarnazione
nella metà femminea dell'Intero
di quello Spirto pio di Redenzione
ch'è Infinito, Assoluto e sempre Vero!
Casta Pulzella! Pia Legge morale
d'un sommo Nume ch'è Amore e Libertà,
e che sempre vòl volgere lo strale
sul gemente viso dell'Umanità!
Dolce Angiola! Figlia... sposa... sorella
dello Spirto divino che a Sé chiamò
la fiammante luce della tua stella
che per Lui serena si sacrificò!
Dama eroica! La tua spada è una speme...
il tuo vessillo è un luminoso Sole
le cui iri già volgono al nostro insieme
che forte dal Male librarsi vòle.
Verrà un dì nel quale il tuo viso ustorio
spiegherà a noi e al mondo il Nume amatorio
che tutti ci vòl fratelli di sangue
nel loco in cui soltanto Pace langue.
Non vi sarà più lutto, né ria guerra,
ma l'alta Gloria della nostra terra,
il bramato gaudio d'ogni parvenza
e la fratellanza d'ogni semenza,
poiché somma legge è quella d'amare
anziché uccidere... anziché odiare.
La Spada allora bacio diventerà
e mai più di dolori si parlerà. |
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