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Ti vedrò, occhi sornioni di giallo increspati
nella primavera degli affanni sensuali.
L' oro morderà con spilli di raggi caldi
di ghirlanda sui miei reni di stelle.
Lana su seta di baci pasciuti in nidi
che volgono uno specchio al sole.
Ti vedrò, le foglie di preghiere da
succhiare con labbra di vino, adagiate
sulla mia sponda di cigno barcollante.
E soffierai corallo per sanare nere rughe.
Cingerò di magnolie i tuoi silenziosi piedi
fra la luna cigolante sulle parole patite.
E così ti vedrò ancora.
Denuncerò la mia anima.
Ogni inverno supplicherò perdono per i tuoi
tradimenti, fino a renderti un ovattato
raggio che il corvo rinnega al cielo.
La mia nuvola d' attenzione te lo confezionerà
ibrido di egoismo e amore per privarti di fughe.
Ti vedrò, e se la tua coscienza agirà solo per
diminuire il prezzo, la mia voce non annegherà
su palpebre di noci oleose di antichi pianti.
Ti vedrò, e ancora mi assopirò ogni sera
sotto una quercia. Nei campi dell'indifferenza
ti ciberò dal pozzo carnoso delle mie labbra.
Mi aggrapperò al filo esile di occhi per ritardare
l'oscurità incipiente e saziarti con parole
scontate che non ti ho mai porto tra le mani.
E nel vuoto umido della terra, correggerò il
dolore con la speranza. | |
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