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Ecchime, signore at li sordi,
Vieni meco homo
Che de li tui balordi
Te mostreria lo tomo
Et co mio sommo scherno
Te preparia lo strazio,
Che at lo futuro eterno
Tu avria a pagar dazio
Fosti a lo villan gente
Ma ti credesti lo padrone,
Et ora sii impotente
Et figuri lo castrone
Ma questa saria soltanto
Una de le tante colpe,
Te menasti vanto
De mille azioni stolte
De la corte fosti giullare
At ti passo per lo capo
Che a poter regnare
Tu fosti stato inventato
Sii stato buon auspicio
Lo ametto, est lo vero,
Ma ti rimetti at lo judicio
De lo nero cavaliero
Or, siccome lo tormento
L'è presto at arrivare
Ti fò grazio di'n momento
Per poterti confessare.
Tu non par certo di me migliore
Se son vere codeste tue parole,
A scoltarti ben magari
Si direbbe che tu sia lo mio pari
Son più cent'anni, e forse passa,
Che veria popoli a pagar cassa
Ma si sempre solo senza compagnia,
Fimmena,masculo o animal che sia
M'hai parlato, con malo garbo,
Ma dacche non son codardo
Per quanto mi punti addito
Me ne sto immobile et compito
Non fu certo per mia voce
Che nacqui con cotal croce,
Di giubilar de lo disgraziato
Io son stato scelto at disignato
Non son certo di nobile genia,
Mai mancai a la parola mia,
De li potenti avria dileggiato
Ma manco lo pane avria rubato
Parlasti co fervida veemenza
Dicendo ,malagrazia; colossal scemenza
Or ora m'hai at cussi judicato
Di ciò che fui et tu non saria stato
Mo rido et lo fò con gioia
Che no tremo dinnanzi at lo boia
Muoio, peggior de li assasini,
Ma ho vissuto più de mille burattini
At lo scoccar de l'ultimo minuto
Un quesito ti pongo, assai arguto,
Tu che mi desti lo peccato capitale
Chi fosti per divider lo bene da lo male | |
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Fedro |
29/06/2006 14:10 | 582 |
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