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Mai, oh mia dolce notte
Osai di te nutrir maligno pensiero.
E mai parola da me udisti
Alcuna che ripudiar poteva il
tuo splendore.
Ma una foglia cadde vermiglia
Ai piedi del suo tronco,
e fuggisti lontano,
senza lasciar di te traccia,
condannandomi attonito
ad incessante ricerca.
Quale fù la causa, oh mia
Tenebrosa, che ti spinse
A ripudiare il mio affetto?
E quale abile demone
Riuscì a persuadere il tuo cuore
Ad inviar, per mia tortura
L'altra tua crudele faccia?
Odio Te, oh mia nuova notte,
che mi angosci col tuo triste
canto, e che mordi forte il
cuore quando pizzico
un malinconico accordo,
e il mio sguardo si perde
tra le mani tue violente.
E maggior si fa il mio odio,
Per il tuo ghigno che il mio soffrir
Rafforza e mai spegne, e il tuo
Sadico sguardo che lacera
e deride il mio debole pianto
che, a dissetar si presta, la
mia anima dolente.
Eppure, oh mia crudele sovrana,
immensa pena per te si erge,
tra gli acri lamenti e le mie grida,
poiché solo il dolor sa
causar lo scorrere di questa
tua immane e traboccante ira.
Ora è tardi e, tu impaurita
Scappi al sorgere del tuo amato
Sole, che rifiutò il tuo volto
e ti costrinse a non brillare.
Infondo siamo uguali,
lo sai, il nostro male è l'amore. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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