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«Avevo vent’anni quando scrissi questa poesia. Mi trovavo presso il tapis roulant, da poco inaugurato, della Stazione Centrale di Napoli, ed aspettavo una ragazza della quale mi ero innamorato. Quando si è giovani, si pensa poco al mondo degli anziani, e spesso accade anche il contrario. Nell’attesa della ragazza, però, vedevo procedere con una certa insicurezza, sul tapis roulant, parecchie persone di una certa età: quella visione mi fece immaginare come sarei diventato (e come sarebbe diventata quella ragazza) cinquant’anni dopo ... Quel pensiero avvicinò improvvisamente, nella mia mente, il mondo dei giovani a quello degli anziani, all’ingrata sorte di tutta l’umanità, la cognizione della quale risveglia in noi la coscienza e ci fa sentire più solidali.» |
Inserita il 05/03/2021 |
Sul vecchio (nuovo) tapis roulant
muovono vecchie carcasse d’uomini,
e nuove di zecca.
La tua, la mia.
Siamo ben poca cosa!
Al grido che qualcuna alza su al cielo,
mutata
è la coscienza,
la comunanza
ritrovata. |
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«E’ una poesia scritta a vent’anni, nel 1971.» |
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