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Inserita il 25/03/2011 |
Vanità dell'incertezza
che non voli il mio cielo,
si ché la mia penna
il dolore acerbo sorvola
oltre l'irriducibile bora,
copiosa, dei giorni gemelli
e identici solo a quelli
Alle prime ore, in su
gli attimi vergini
nel mio spirito nascevi
ottimo male, Illusione
E del tuo dolce nome
gli abbracci imponenti
dovrei forse negare?
Dei tuoi slanci di coraggio,
del tuo di verità amore
forse fuggire?
Persino gli occhi cari,
delle nostre speranze
rifugi segreti,
dovrei al fin chiudere?
Crudeli siete,
numi dell'Amore
Al canto dei cuori
non altro
sollievo lasciaste
che versi, che illusione
Che una goccia
di ristoro,
precipitando le
ombrate colline
apre il ricordo,
fugace e felice
vanità dell'incertezza,
degli angeli arcieri
caro e unico dono salvato
ai diavoli poveri
e agli arrivati santoni
unico e fatale onore
per le vite delle smarrite genti
Perder non voglio
gli orli del piacere
che le labbra ben accese
completavano silenti
Né le assordanti
esplosioni di eternità
Alché di falsità
il dubbio ai crucci
della primavera
lasciaste,
nei giorni in cui i giovani
baldi si perdono ai
fiumi degli sguardi,
dolci sono le esitazioni
e il tardo arrivare della sera
intreccia il nido
di un nuovo Ardore
E grazie allora,
nella carne antica
e nell'anima
profonda
stringere a me voglio
le linee d'ombra
evocate dal tuo danzare,
nel quale il paradiso
degli ultimi saggi
potei intravedere,
forte e disperato,
vago e caro come
un fiore di fuoco,
che brucia vincendo
gli immobili Soli
degli orizzonti a venire
Per seguir la Luna crescere
limpido sogno del Poeta,
mentre il sangue cola
dal mondo sui suoi
solitari e diversi crateri,
dove le piume benigne
intingeranno l'inchiostro
usato per le tensioni del cuore |
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Nero |
12/03/2010 14:43| 1192 |
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