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«A proposito delle sosia, ancora una volta Marcel Proust ci viene in soccorso. Traduco da "Albertine disparue" (pagg. 351 - 352 dell'edizione "Le livre de poche") : "Certo, mi succedeva spesso di ricordarmi, con un'inaudita violenza del desiderio, di tale ragazza di Méséglise o talaltra di Parigi (...) Ma -ahimè- me le ricordavo come erano allora, cioè come adesso certamente non erano più. Così, se un tempo ero stato portato a far deviare la mia impressione dall'unicità di un desiderio, cercando, al posto di una ragazzina persa di vista, un'altra analoga, adesso, per ritrovare le ragazze che avevano turbato la mia adolescenza (...) , dovevo concedere un'ulteriore deroga al principio dell'individualità del desiderio: dovevo cercare non quelle che avevano sedici anni allora, ma quelle che li avevano adesso, perché ora, in mancanza di ciò che c'era di più particolare nella persona e che mi era sfuggito, ciò che amavo era la gioventù. Sapevo che la gioventù di coloro che avevo conosciuto non esisteva ormai che nel mio struggente ricordo, e che non loro, per quanto fossi desideroso di raggiungerle quando la mia memoria me le rappresentava, io dovevo inseguire, se volevo davvero cogliere la gioventù e il fiore degli anni. "» |
Inserita il 08/08/2012 |
Non ricordo il pretesto che ci unì,
quella prima parola che fiorì
sulle sue labbra fresche ma abituate
a delusioni nelle età sfumate.
Il tempo sembra volgere al passato
quando incontro lo sguardo un po’ imbronciato
di qualche sosia che per me sbocciò,
guidando il cuore a quell’amor che andò. |
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