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«Avevo scritto nel 2006 questa poesia, e l’avevo ormai quasi dimenticata (sono passati ben nove anni dalla sua pubblicazione!) , ma l’ultimo e sincero commento di approvazione fattomi da una poetessa genovese doc non solo me l’ha fatta ricordare, ma mi ha quasi commosso. Penso che ognuno abbia le sue città preferite, che possono essere anche parecchio distanti dalla propria, perché a volte si possiede un carattere diverso da quello dominante nel luogo di nascita e/o di residenza, e si trova più congeniale una città con un’indole (che poi è quella dei suoi abitanti) simile alla propria. Forse cominciai ad interessarmi a Genova a quindici anni di età, quando rimasi colpito dal suicidio, a Sanremo, di Luigi Tenco, un cantautore che interpretava parecchi sentimenti coincidenti con i miei. Poi conobbi anche gli altri grandi cantautori genovesi (ascoltai pure le spiritose canzoncine in dialetto di Bruno Lauzi), vidi finalmente la città (che visitai in seguito tre o quattro volte), e ciò bastò per farmene innamorare, al punto che, quando si trattò di scegliere, all’Università, una seconda lingua neolatina dopo il francese, optai per il portoghese, anche perché un professore aveva detto che era la lingua straniera con le maggiori somiglianze col dialetto genovese... La poesia, scritta in versi sciolti (endecasillabi) risente anche della conoscenza delle bellissime poesie su Genova di Dino Campana, che avevo letto non molto tempo prima.» |
Inserita il 22/05/2019 |
Io non sapevo degli incantamenti
da Campana provati al suo cospetto,
della città magnifica che s’erge
sulle colline proprio dietro il mare,
quando la vidi per la prima volta,
e mi venne la voglia di guardare;
di guardare mi venne, e d’ammirare
la direzione di sguardi sinceri
degli abitanti che sembravan tanti
diversi io nati in differente sponda.
Le navi che salparon molte volte
per le remote terre d’Argentina
lasciarono un odore di ritorno,
pregno di tango e di brillantina,
evaporato al vento dolce e brusco
lungo quel porto che ne vide tante
(e che osservò può darsi la partenza
per Buenos Aires di quel mio prozio
mentre sbirciava il folle di Marradi
in estasi a ammirare accanto al mare
quella città che ben gli suggeriva
eccelsi voli della fantasia).
Genova netta, Genova superba,
Genova schietta, tu, Genova acerba,
mi par d’appartenere alla tua razza
ogni volta che penso al poco che
conoscere di te mi è stato dato! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Nei primi anni del Novecento uno zio di mia madre, da Pesaro, emigrò in Argentina, partendo, presumibilmente, dal porto di Genova.
Erano quelli gli anni in cui Dino Campana frequentava la città ligure, cui dedicò alcune bellissime poesie, nel periodo del suo avventuroso e mai con certezza comprovato viaggio in Sudamerica.» |
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Complimenti! Un plauso poeta! (Maurica Obbietti)
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