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Ahi lasso, sciagurato padre son io
che per desiro di possanza altera
istigai d'Israello il misterioso Iddio
tenendo serva la sua gente intera.
E negletto vengo a te, cara prole,
per lagrimare sulla tua innocenza
e sul tuo sopito, eclissato sole
sotto l'obreggiar della mia demenza.
Ma puote forse un Nume portentoso
strappare al padre il pargoletto amato,
e negare il Sè misericordioso
a colui che folle visse e dannato?...
Quale Divo ha mai sete d'innocenti,
di pargoli indifesi e spensierati?
Qual Celeste raccoglie i fiumi fluenti
che scorrono dai miseri sgozzati?...
Figlio! Un mostro t'ha ucciso per mie colpe...
un mostro che non conosce Pietade.
No... non fu un Nume. Fu una scaltra volpe,
una serpe ricolma di viltade.
Israello piange, trema e non uccide...
Come puote uccidere il suo Signore?
Ogni Egizio da tempo lo deride,
e mai si mira siffatto Furore...
O frale o vile è quel lontano Nume
che nulla puote tant'è menzognero
contra il nostro solare egizio Lume
che di foco ameno sempre è foriero.
Ma che dico!... Oso imprecare nel lutto,
e maledire chi regna nel Cielo?...
Ammone, gentil ma stolto costrutto,
la mia mente hai coperto d'un rio velo
e m'hai scagliato nella ria parvenza...
Oh Duolo!... Palpita celere il core,
e sembrami impazzare la coscienza...
Va, Israello, al tuo Divo di Pace e Amore,
ché spezzata sarà la tua catena...
Segui il tuo Duce, segui mio Fratello,
e celer corri alla promessa arena
ove risorgerà il Tempio d'Israello.
E tu, figliuol mio, mummia assai cara,
bagnato dal pianto del padre mesto,
involati alla sacra e stellata ara
e dimentica quest'orbe funesto. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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