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Leggo la tua poesia
perché non ho altro da fare questa sera.
(Da un po' di tempo in qua,
anzi, da troppe sere,
mi ritrovo così, un po' perso
senza aver nulla da fare...).
Leggo la tua poesia,
dunque,
quella del ventitré gennaio,
per la precisione.
Mi piace.
E ti vedo mentre con Irene
impari a ballare quello strano ballo
che si chiama "Tsifteteli".
(Dico bene?).
Ridete, tu ed Irene:
tu per la tua goffa insicurezza,
lei perché ridi tu.
Vi vedo (ed è l'effetto
della poesia quando è sincera e bella).
Ridete e tentate di ballare,
e il vostro riso impiccia il vostro ballo.
Non esiste altro per voi. Beate.
...Una lampada segna dall'alto
un cono perfetto di luce gialla e viva.
Così vi vedo, io.
Fuori dal cono, il buio,
ed altro non esiste.
Sotto la luce bella
date aria e corpo all'anima,
e sprizzate calore ed allegria.
E palese noncuranza.
Nella stanza si diffonde
quella musica strana e nulla d'altro filtra:
non la vostra svagata contentezza,
non i vostri pensieri e desideri.
E' un mondo perfetto questo vostro
che trattiene quel che serve
ed esclude in provvisori limbi
i disappunti di ieri e di domani. |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
«Per Sanzi E., col suo permesso
Prima di leggere questa poesia è necessario leggere quella del 23 gennaio di Sanzi E.
Se non l'avete fatto, andate a leggerla (vale la pena) e poi tornate qui.» |
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