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Cosparso di paglia l'attiguo viale
dai ligi e rispettosi Milanesi,
nella quiete giungea l'ora fatale
dell'uom che tanti pensier fè palesi
e tanti desii all'italiche genti
che' l vider dirigere l'opre belle
e comporre i soni rattor di menti
ch'anco brillano in cielo tra le stelle.
Ottuagenario e ricolmo d'allori
sepper i popoli dell'orbe intiero
che Verdi, cantor di duoli e d'Amori,
tramontando stava sul manto nero
della scheletrica e cruda Signora
che già tanti eroi delle sue tragende
trascinò ad una ria tomba ch'ignora
la pietà per chi nella vita scende.
Dalla vegliarda malattia consunto
spirò infatti il musico di Busseto
che da anni alla Gloria si fè congiunto
l'ale librando da contadin ceto.
Veggo anch'io il suo rustico e rude ciglio
già chiudersi nell'estremo riposo...
nell'eterna requie che ad ogni figlio
ricongiunse il suo spirto generoso,
e il dolce core alle donne compiante
che in tempi diversi fur mogli care
alle quali la malattia baldante
non risparmiò sofferenze amare.
Veggo e canto la veglia morte fiera
d'un glorioso che tanto qui sofferse,
e che per voler della tisi altera
sulla prole tante lagrime terse
nell'istante istesso nel quale il Fato,
assecondato dal tragico conte,
un grande sentier gli fè dispiegato
e di pia Gloria gli segnò la fronte.
Laudo il Recordo d'un pio intellettuale
che, nel nome dell'Italia gemente
e dell'Umanità il cui smorto strale
repente si lamentava dolente,
al canto rese eroi, popoli e oppressi
che strenui pugnavan contra i tiranni
e contra i tanti detti mai sommessi
ne' quali ancor s'ascondono gl'inganni.
Erede di Gioacchino e di Gaetano,
desto e scaltro figliuolo di Bellini,
Verdi del sono divenne un sovrano
dalle genialità assai sopraffini;
e tosto corse a pugnare l'azzardo
che, foriero d'Odio piucché d'Amore,
volle e desiò il germanico Riccardo
nel tristo cor d'un nazional furore.
Fedele al Nume della Tolleranza,
ligio dinnanzi al penar de' pezzenti,
degli Israeliti cantò la Speranza
che s'involò dagli Assiri furenti;
e palesò Passioni singolari
tra una dama crociata e un Saraceno...
tra una schiava lontana dai Lari
e un duce egizio baldante e sereno.
Di Boccanegra illustrò la vicenda,
e nell'impeto d'una Giustizia
che produsse una straziante tragenda,
molto cantò la veneta nequizia;
poi volle farci capire e perdonar
la cortigiana, il luteran pastore,
il moro che il ben suo seppe soffocar,
l'Indio additato quale seduttore,
il paterno buffone, il masnadiero,
l'ispano prence, il siculo assassino,
la pia guerriera, l'anglo cavaliero,
e l'etiope nero, atroce e meschino.
Però è sempre così l'umana sorte:
anche il buon Genio cade nella morte. |
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